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mercoledì 29 settembre 2010

Giappone, Cina e Russia: Il triangolo petrolifero del mare Cinese Orientale

E' di questi giorni la notizia di un comandante di un peschereccio cinese trattenuto in Giappone per aver violato lo spazio territoriale Giapponese e per aver speronato due motovedette della Guardia Costiera Giapponese per le quali il Giappone ha richiesto il risarcimento danni. La questione non è nuova come la notizia mediatica potrebbe far sembrare. In realtà da tempo le isole Senkaku, più o meno desertiche, sono in forte disputa territoriale con la Cina. La cosa risale alla seconda guerra mondiale quando tali isole furono conquistate dagli USA e poi donate insieme ad Okinawa al Giappone. Le leggi di guerra e il diritto internazionale quindi assegnano in modo inequivocabile tali isole al Giappone. Tuttavia si dà il caso che nei loro pressi vi siano giacimenti di petrolio e gas vergini scoperti negli anni '70 che da quel momento vengono rivendicati dalla Cina che in precedenza non si era mai interessate di tali isole, giacimenti rivendicati seppure in modo meno violento anche da Taiwan e infatti come dicevamo non è la prima volta che vi siano episodi del genere. Per esempio anche se pochi lo ricordano, ma l'8 Dicembre del 2008 due navi da guerra cinesi di pattuglia e ricognizione violarono lo spazio territoriale giapponese arrivando a circa 6 KM dalla costa delle isole Senkaku. La Guarda Costiera intervenne subito verso le 8 del mattino e nonostante i ripetuti inviti ad allontanarsi le vedette cinese lasciarono le acque solo verso le 13 del mattino. Altri episodi simili si sono susseguiti nel tempo e il peschereccio cinese è solo l'ultimo di una lunga serie.

Come da diverso tempo diciamo anche noi su queste pagine questo è solo un classico esempio dell'aumento dell'aggressività del regime cinese sempre più affamata di risorse. Per altro il suicidio globale che ha trasferito in Cina la spina dorsale dell'industria "occidentale" fa sì che il regime cinese si faccia sempre più aggressivo e pretenzioso. C'è da dire che circa il 55% del PIL cinese è sostenuto dall'export verso i nostri paesi,, difficile che voglia vederlo crollare in una guerra, tuttavia la situazione gli concede una certa leva politica e diplomatica che il regime utilizza in modo sempre più aggressivo generando non poche preoccupazioni.
E difatti gli USA hanno da subito garantito il sostegno all'alleato Giapponese, tra virgolette in caso di conflitto.

Quello che preoccupa ulteriormente in quest'ottica è cmq la recente visita di Medvedev alle isole sud orientali della penisola del Kamchacta a pochi KM dalle isole contese in cui il presidente Russo annuncia che quell'area è di loro interesse..... area in cui la stessa Russia ha un contezioso con il Giappone per alcune isole a causa di un trattato di cessione territoriale da parte del Giappone arreso mai firmato dalla controparte sovietica; pochi mesi fa la stessa Russia aveva reclamato l'area del polo Nord, ricca di petrolio e gas, come Russa e da pochi giorni è stato inaugurato l'oleodotto che porterà il petrolio Siberiano verso la Cina. 

A livello geopolitico abbiamo quindi una Cina sempre più aggressiva che non si fa remore a minacciare e enunciare  pretese, dall'altra una Russia altrettanto aggressiva nel controllo delle risorse energetiche globali su cui si fonda essenzialmente l'intera economia Russa dipendente dall'export di gas e petrolio e in gara con gli USA per conservare questo primato che gli garantisce il potere di influenza nell'aumentare i prezzi di gas e petrolio in accordo con l'OPEC onde potersi sostenere. Come osservavamo anche nell'articolo sulla Deepwater, le trivellazioni del Golfo del Messico e lungo le coste USA, renderanno gli USA meno dipendenti all'import Venezuelano, questo porterà al crollo il regime di Chavez che dipende dall'export di petrolio verso gli USA e con molta probabilità riporterà la democrazia in Venezuela ricollocando le riserve petrolifere Venezuelane nell'orbita di influenza Statunitense. Queste ultime unite alle riserve dell'Alaska e del Polo Nord così come la ripresa dei pompaggi dei pozzi del Nord Iraq per servire l'Europa, permetteranno al prezzo del greggio attualmente in mano all'oligarchia dell'OPEC, di scendere competendo anche nei rifornimenti verso la Cina. La Russia ovviamente fa di tutto per evitarlo cercando di mantenere il suo status quo, i prezzi alti gli permettono di sopravvivere e fare offerte di favore alla Cina assicurandovi una certa influenza. 
A dimostrazione di questo fatto, ricordiamo  come durante la crisi finanziaria a seguito del crollo della Leheman il prezzo del greggio scese da 120 a 30 dollari al barile in una settimana. La domanda petrolifera ed energetica industriale globale rimase ovviamente pressocchè immutata a testimonianza di come il prezzo del greggio sia drogato dalla speculazione finanziaria e soprattutto dalle politiche rialziste delle oligarchie russe ed arabe dell'OPEC.

Infine per il Giappone che altresì dipende dall'import di petrolio le isole Senkaku rappresentano una possibilità per avere una certa indipendenza energetica, fondamentale in caso di conflitto. Tale fatto unito alla ovvia necessità di difendere i propri spazi territoriali, ha portato il Giappone alla dichiarazione di stanziamento di un distaccamento dell'esercito in modo permanente sull'isola.


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