Debito Pubblico Italiano

Translate

giovedì 28 aprile 2011

Libia: l'Italia in guerra, una scelta prevedibile

Le ragioni geopolitiche e la crescente guerra ad Al-Qaeda in Africa e M.O.

A distanza di circa un mese dall'inizio dell'intervento militare ONU in Libia a guida della Coalizione “Occidentale”, dopo una serie di posizioni altalenanti e ambigue dell'Italia nel merito, “finalmente” anche l'Italia entra pienamente nel conflitto concedendo assets per missioni di bombardamento di obbiettivi militari oltre che neutralizzare radar. Fermo restando che tutti vorremmo la pace, diciamo anche “Finalmente” in quanto rimandiamo a tutta una serie di considerazioni geopolitiche fatte nei tre precedenti articoli pubblicati a cui è da aggiungere l'altrettanto prevedibile rischio di un pesante isolamento internazionale da parte del mondo “occidentale”, con l'unica alternativa di divenire uno stato satellite dell'oligarchia Russa di Mosca e del regime comunista di Pechino, alternativa che evidentemente grazie a Dio non alletta nessuno.
Significativa la decisione presa all'indomani della visita del Repubblicano McCain al Consiglio di Transizione Libica a Bengasi. McCain sin da Febbraio premeva per un intervento in Libia per le stesse ragioni che consideravamo anche noi nell'articolo sulla Crisi in Nord Africa ossia fra le varie di scongiurare di consegnare questo popolo che ci chiede aiuto fra le mani di Al-Qaeda, pronto a sostituirci.

In modo simile il fallito dirottamento di un aereo di linea Italiano verso Tripoli, le crescenti violenze documentate del regime di Gheddafi che oltre a rifornirsi di armi da posti come la Siria, recluta mercenari, terroristi e ora anche ragazzi soldato, così come di crescenti pressioni ONU nella persone di Ban Ki Moon, NATO e soprattutto della Casa Bianca verso l'Italia hanno infine convinto il governo Italiano ad entrare pienamente nel conflitto in Libia. Del resto come evidenziato negli articoli precedenti, persino i nostri militari e generali, così come quelli di altre nazioni della Coalizione si erano lamentati della posizione litigiosa dei rispettivi governi, men che meno nel caso del governo Italiano troppo ambiguo e poco chiaro, quando poi le regole di ingaggio firmate da tutta la Coalizione in base alla risoluzione ONU erano chiarissime sin dall'inizio. In quest'ottica chi scrive sposa pienamente le parole di ministro Frattini sulla possibilità e necessità di un coinvolgimento maggiore pur restando nell'ottica della risoluzione ONU.

La crescita di rapporti d'intelligence circa l'ingresso di sempre più “uomini” in Libia, lascia capire come una grande offensiva per evitare lo stallo e l'invasione della Libia da parte di terroristi e mercenari sia sempre più imminente e come quindi l'Italia debba infine decidere da che parte stare e che la cosa non sia più rimandabile in modo più assoluto, men che meno dopo la defilazione militare tedesca. Inoltre l'escalation della situazione Siriana e in Baherein apre possibili scenari di nuovi grandi conflitti regionali, verso cui è necessario e imminente stabilizzare rapidamente la situazione in Libia.

Su Berlusconi inoltre oramai lontani i tempi di Pratica di Mare, pesano un crescente spostamento eccessivo delle nostre politiche verso Mosca. A ciò aggiungiamo le ultime voci non confermate che rimbalzano in queste ore sulla stampa estera, di un possibile coinvolgimento di Berlusconi nell'aver avvisato Gheddafi di un rovesciamento imminente del suo regime, voci che in pratica fanno da cornice al colloquio fra Berlusconi e la Casa Bianca di cui parlavamo prima.

Il conflitto in Liba va infine inquadrato da un punto di vista geopolitico come dicevamo negli articoli precedenti in due questioni principali, il primo la guerra fredda crescente con una Cina sempre più aggressiva che investe in modo preoccupante quasi il 20% del PIL in armamenti e soprattutto alte tecnologie militari, generando nel contempo una crisi nel mercato globale delle materie prime a tal punto da aver scalzato persino le multinazionali inglesi nel campo dell'acquisizione di materie prime in Africa. Del resto già nel 2009 c'era stato in ambito WTO un contenzioso con la Cina denunciato dalla presidenza USA di Obama insieme alla UE per commercio sleale nel campo delle materie prime che continua ancora oggi con la recente dichiarazione di Tajani in merito il comportamento della Cina che acquista risorse globali senza vendere niente e incentivando restrizioni sull'export.
Il motore cinese del resto si fonda su un' enorme bolla economica tenuta su dalla politica socialista-comunista del regime cinese e che si è aggravata all'indomani della crisi del 2009 che prima o poi esploderà fragorosamente scontrandosi anche con la diminuzione delle risorse che causa quindi ulteriore inflazione a partire proprio dal settore delle materie prime ed energia che è in salita anche in Cina.




La seconda questione è una crescente offensiva globale contro Al-Qaeda che si è intensificata notevolmente negli ultimi due anni, portando a notevoli incrementi delle attività militari e di addestramento in varie parti del globo fra cui una buona parte dislocata fra Africa e MedioOriente . Di rilievo nel 2009-2010 lo sbarco di 3000 unità delle forze speciali USA in Yemen ora in preda al caos, in Costa d'Avorio per le forze speciali Francesi e Americane, forze dei marines USA anche in Mali che addestrano forze del Mali e del Senegal, Liberia per contrastare le forze di Al-Qaeda; Sudan dove si è concretizzata la separazione e nascita di due nazioni Sudan del nord e del sud cristiano e filo Occidentale. Forze USA anche in Ghana per contrastare anche il traffico di droga che sempre più si lega al terrorismo e circa altri 3000 marines in Kenya ecc. a fronte, bisogna dirlo anche di una crescente presenza della Cina in Africa. Ricordiamo ad esempio la tragedia del Darfur dove è scoppiata una violenta guerra civile nel momento in cui la Cina vi ha scoperto il petrolio... la qual cosa ci ricorda molto similmente anche la tragedia dell'Angola, altro stato satellite della Cina.


La crisi del Maghreb quindi e di parte importante della Cirenaica è nota da anni, si inserisce all'interno del quadro di contrasto e lotta contro Al-Qaeda e a fronte dell'espansione cinese. Oltretutto nonostante la presenza di risorse petrolifere in Cirenaica è degna di nota lo sfruttamento della regione cuore della monarchia libica, da parte del regime di Gheddafi che l'ha violentemente detronizzata... L'importanza di aiutare queste popolazioni nelle loro rivolte contro i regimi si inserisce quindi a contrastare una propaganda aggressiva e piuttosto efficace di Al-Qaeda nel denunciare “come l'Occidente sostenga per i propri interessi tali regimi e dittature che gravano sulle loro teste”.

Continuiamo inoltre a ricordare che Gheddafi è un fondamentalista arabo e che in questo momento come detto in precedenza, il regime recluta anche terroristi e combattenti di Al-Qaeda. Del resto come spiegavamo nel precedente articolo non è la prima volta che ha legami col terrorismo che ha invero sostenuto per 30 anni e fu solo la politica di Bush a portare lui e il regime verso un decisivo cambio di rotta.

Aggiornamento 29/04/2011: Nel momento in cui pubblicavamo questa notizia, le forze di Gheddafi hanno sconfitto alcune truppe ribelli nell'Ovest che hanno ripiegato oltre il confine Tunisino. Le truppe Libiche non solo hanno sconfinato ma hanno persino attaccato le forze Tunisine.

http://it.notizie.yahoo.com/4/20110429/tts-oittp-libia-tunisia-scontro-ca02f96.html

Per dovere di cronaca riportiamo qui di seguito una serie di articoli e interviste per fare il punto della situazione e ricordare il perché del coinvolgimento in Libia. In coda alcuni link e fonti di approfondimento:




Nuri el Mismari, ex ministro di protocollo del governo, racconta a SkyTG24 il vero volto di Gheddafi. Poi dichiara: "Questa guerra durerà ancora tanto. Il Colonnello non si arrenderà". Invitiamo fortemente i lettori a vedere il video per intero:

Utilissima cronologia per fare chiarezza sull'origine della guerra in Libia e la precisa attribuzione di colpa del regime che ha portato alla risoluzione dell'ONU e all'intervento internazionale:


Intervista/Discussione di un gruppo di studenti Libici in Italia pro e contro Gheddafi, notevoli le condanne del regime. Vedere dal minuto 6:


Diversi video che mostrano i risultati degli attacchi di Gheddafi, i cecchini sui tetti come denunciato più volte dai combattenti per la libertà della Libia ossia il Consiglio di Transizione Libico. Nell'ultimo, c'è una massiccia manifestazione di donne ( le donne hanno diritti ridotti nelle enclavi di Al-Qaeda e altri gruppi fondamentalisti arabi ). Inoltre alcune portano il velo, secondo la loro cultura, molte altre no, cosa impossibile se fosse una rivolta fondamentalista... mentre invece abbiamo visto a Tripoli la violenta censura e arresto di una donna che ha denunciato una violenza da parte di soldati del regime chiedendo quindi il rispetto dei suoi diritti di donna ( episodi ripetuti sotto il regime di Gheddafi in Libia nel corso del tempo ).













Rivolta dei giovani libici contro il governo di Gheddafi in Tubruk. Nessun terrorista, nessua arma..solo tanti giovani che chiedono un futuro migliore di libertà e diritto.Presa di un palazzo simbolo del potere del Regime di Gheddafi, "comitato Rivoluzionario di Gheddafi" che è come una polizia segreta.. Distruzione in... modo molto simbolico e non violento del libro verde della rivoluzione di Gheddafi.





Alcune fonti e Approfondimenti:



Osservazioni sul riassegnamento delle nostre unità al comando NATO/ISAF


Le lamentele dei militari:


“Naturale Bombardare la Libia”, in ottemperanza dell'impegno Italiano nell'ambito della risoluzione ONU a tutela dei civili Libici contro gli attacchi delle forze legate al regime di Gheddafi:


Discorso del Presidente Napolitano alle Nazioni Unite:



La necessità degli aiuti umanitari contro le violenze del regime Libico, ciò che non era e per certi versi ancora non è visto dal mondo in Libia:
http://www.huffingtonpost.com/michel-gabaudan/libya-humanitarian-aid_b_840309.html



Le dichiarazioni di Frattini: