L'articolo di Stelio
Bonsegna su http://goodmorningumbria.wordpress.com/2010/11/26/un-tea-party-allitaliana-perche-no/
che abbiamo avuto modo di leggere di recente e che ci introduce alla nascita del Tea Party Italia intorno al 2010, ci induce altresì una serie di riflessioni che meritano più di un fugace commento.
Chi ci segue e i nostri
lettori sanno che in Italia dal 2009 minimo, ritengo ben prima della
nascita del TPI, esiste un movimento e blog di analisi economica,
storica e geopolitica ispirato ai movimenti costituzionalisti del Tea
Party USA, realizzato dal sottoscritto:
Nato e condotto
essenzialmente da chi scrive, è frutto di passioni e riflessioni
verso determinate tematiche trattate da ormai diversi anni in rete.
Lungi dal pretendere
rigorosità accademica, è un luogo per stimolare e spingere alla
riflessione e approfondimento, o semplicemente per fare il punto
sulle tematiche proposte tramite l'analisi economica, storica e
geopolitica. Tematiche che specie all'epoca, a volte anche oggi, sono
oggetto ad una palese censura mediatica in Italia o nel caso migliore
alla scarsa conoscenza popolare, per quanto tematiche che impattano
anche in modo “violento” sulla nostra vita quotidiana.
Famoso all'epoca
ad esempio la traduzione e diffusione di alcuni video
dell'eurodeputato inglese Nigel Farage che abbiamo incluso in passati
articoli sulla crisi greca del 2010 ed i cui dibattiti erano del
tutto sconosciuti in Italia, non a caso sono stati visualizzati
migliaia di volte in poco tempo. Questione che si è risolta con l'accentuazione della crisi in Europa, con una difficile manovra di
Tremonti per dare fondi alla Grecia e in seguito una ancora peggio
di Monti come correzione di emergenza sui conti Italiani, anche se
sostanzialmente frutto delle decisioni e impegni del governo
precedente.
Il nome Tea Party
nasce dal Boston Tea Party dei rivoluzionari Americani di Boston
protagonisti della famosa rivolta del The in cui dei rivoltosi
vestiti da indiani, salirono su delle navi mercantili per buttare a
mare il Thé inglese. Tale rivolta accomunava due questioni, primo la
lotta contro la pressione fiscale della Corona Britannica che in vari
modi, incluso la tassazione sull'importazione dei prodotti inglesi
di cui necessitavano, scaricava sulle colonie il costo della
guerra contro la Francia sebbene in sostanza fosse stata combattuta
proprio dai coloni americani in nordamerica... secondo fu una
rivolta contro l'invasione del mercato americano da parte di prodotti
esteri, in questo caso la corona inglese, che grazie a politiche
mercantilistiche ( oggi diremo mercatiste )facevano a dir poco
concorrenza sleale ai produttori Americani che persino con il
contrabbando esentasse avevano serie difficoltà di competizione.
Fatte quindi le dovute
premesse passiamo al TPI.
Il Tea Party Italia nasce
di fondo intorno l'associazione confcontribuenti e per scelta stessa
dei suoi dirigenti si occupa esclusivamente di chiedere
l'abbassamento delle tasse senza entrare troppo nelle questioni
politiche ad ampio respiro. La conseguenza è che il movimento si
concentra piuttosto sul fare numero mettendo dentro anche anime
diverse, un po' come il PDL.
Per quanto la causa dei
diritti dei contribuenti e dell'abbassamento della pressione fiscale
è senz'altro condivisibile anche dal sottoscritto, tuttavia talvolta
potrebbero sorgere dubbi sull'effettiva efficacia di un'impostazione
del genere, del resto sono decenni che si chiede di abbassare le
tasse in Italia; secondo ritengo debba essere fatto entrando nel
merito delle questioni, tenendo presente la situazione molto delicata
del paese incastrato fra alto debito, bassa crescita, oggi
recessione, e pressione fiscale già alta con un' economia ahimè
piuttosto dipendente dalla spesa pubblica. Abbassare le tasse e
tagliare la spesa in modo considerevole quindi senza un piano di
riforme, di lotte agli sprechi, soprattutto di liberalizzazioni e
privatizzazioni, lotta alla corruzione e in generale senza un piano
di sviluppo potrebbe impattare in modo piuttosto considerevole sulla
popolazione già provata dalla crisi economica. Bisogna poi
considerare che non abbiamo il petrolio e gas della Russia o
dell'Argentina e il nostro scenario sarebbe probabilmente più simile
alla Grecia, per quanto l'Italia al centro del Mediterraneo è una
terra ad alto potenziale di ricchezza come testimoniato dalla storia.
Che il Tea Party non
sia un movimento politico non è sicuramente esatto per la
controparte americana, che nasce nella politica costituzionalista
all'interno del Partito Repubblicano del quale fanno parte oggi
importanti riferimenti politici del Tea Party USA.
Ma anche in questo Tea
Party all'Italiana tutto sommato non manca la vita politica almeno quella all'italiana, fra ex
candidati, e persone di varia estrazione che a vari livelli si
muovono nel TPI e nelle amministrazioni del territorio. Di recente
l'appoggio anche pubblico a qualche candidato di area centro-dx PDL,
con lo scopo ufficiale di stimolare un rinnovamento nella classe
politica sostenendo candidati migliori.
Se non è quindi un
partito in sé, né è forse la porta.
La cosa in se per sé non
è necessariamente negativa, ma si potrebbe tranquillamente assumere
un atteggiamento più trasparente e sciolto come gli Americani e in
tal senso è quindi condivisibile il monito che Stelio Bonsegna fa in
quest'articolo ossia che « I Tea Party all’italiana,
non dovranno essere la “cospirazione” ordita da
certi potentati economici detronizzati e in cerca di rivincita, non
dovranno essere il mezzo attraverso il quale, un partito politico in
crisi profonda, cerca di rifarsi una verginità ».
Del resto il Tea Party
Usa e con esso anche noi come i nostri lettori sanno, al contrario di
questa forma di Tea Party all'Italiana, fa politica a 360°, è
fortemente critico verso la globalizzazione a cominciare dal suo
fondatore ufficiale, infatti sono costituzionalisti. Costituzione
quella degli USA, che nasce dal desiderio di Indipendenza e
Libertà che è l'antitesi dell'interdipendenza esasperata promossa
dalla Troika globalista che fra l'altro ha portato la crisi
mondiale a causa di forti sbilanciamenti economici che stanno
fortemente danneggiando l'America, figuriamoci noi, e sono per il
capitalismo di libero mercato, con una piccola percentuale di
anarco-capitalisti in ogni caso spesso anche loro critici della
globalizzazione come l'oramai famoso Stan Jones del movimento
Libertario USA che denunciò il pericolo di un Nuovo Ordine
Sovietico Mondiale in diretta TV durante la corsa al senato di
alcuni anni fa. Tecnicamente il libertario Stan Jones le elezioni le
perse, vinse un partito più grande, ma per altri versi le ha vinte
poiché il suo monito continua ancora oggi a far riflettere l'America
e il mondo libero su queste questioni al centro della politica del
Tea Party USA e quindi oggi anche nel dibattito interno al partito
Repubblicano.
Moltissimi
aderenti del Tea Party USA
sono poi di fede o perlomeno cultura cristiana e
fortemente critici verso la colonizzazione in occidente da parte di
un islamismo sempre più radicale e intollerante che promuove e
spesso applica la Sharia nei suoi quartieri, entrando decisamente
quindi nel merito del fare politica e farla sul serio non
all'Italiana, a tutela dei valori fondanti dell'America
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