E' di pochi mesi fa
l'allarme lanciato pubblicamente dai servizi d'intelligence riguardo la scalata cinese
dell'economia italiana forti della crisi economica a tal punto da
compromettere la nostra sicurezza nazionale. Una delle reazioni
immediate fu la compromissione dell'industria militare italiana
fornitrice delle forze armate USA. In tal senso infatti in pochissimo
tempo fu determinata la vendita in blocco del comparto aeronautico di
Finmeccania all'Americana General Dynamics.
Da diversi anni abbiamo
lanciato anche noi su queste pagine questo allarme, prevedendo
esattamente quello che sta succedendo. E la cosa ovviamente non si
ferma solo alle minacce di compromissione del nostro know how
militare e industriale, ma naturalmente come abbiamo sempre
denunciato, anche all'espressione dell'egemonia del regime Cinese sul
nostro paese condizionando quindi in negativo le nostre politiche, il
nostro stile di vita, i nostri valori e così via.
Possiamo pensare alle
richieste cinesi di realizzazione di isole di produzione cinese
esentasse come chiesto anche al Presidente Obama così come da noi ad
esempio a Prato, oppure sempre a Prato alla volontà di compromettere
i nostri segreti industriali nel tessile realizzando dei dubbi poli
di collaborazione con la Cina, ma che fortunatamente ha visto in
blocco il rifiuto da parte dell'intera filiera produttiva Italiana
del posto.
Non è un caso che la
Cina che sino ad ora era rimasta un po' in sordina, mentendo più e
più volte sulla volontà di entrare nell'economia Europea e
prenderne il controllo, negli ultimi anni ha invece aumentato la sua
penetrazione economica nel continente. Solo per l'Italia possiamo
contare un acquisto di bond dei titoli di stato di circa il 15% del
debito pubblico, più o meno 250 miliardi di Euro. Va da sé come
questo costituisca una compromissione inaccettabile per la nostra
libertà e sicurezza nazionale.
I teorici
dell'internazionalismo ritengono questo il giusto ritorno di
investimenti a causa della globalizzazione che ci vede delocalizzare
in modo massiccio il manifatturiero in Cina, importare buona parte
dei prodotti industriali da lì e quindi spostare in massa la
ricchezza in Cina. Il problema alla base della fallacità di questo
ragionamento è che la Cina, che fondamentalmente resta una nazione
geopoliticamente avversa e per giunta regime totalitario, non investe
a mò di ringraziamento, ma col fine di controllare la nostra
economia e espandersi geopoliticamente. Prova ne è la recente
richiesta di assunzione del controllo di Telecom dopo mesi di scalata
sui mercati, azienda fortemente strategica per la sicurezza nazionale
e per la crescita e tenuta del nostro paese.
Non è difficile
immaginare il perché. La Cina che da anni conduce operazioni di
spionaggio militare e industriale ai danni dell'Occidente, non da
ultimo continui e sempre più forti attacchi informatici, avrebbe un
vantaggio notevolissimo dal controllo di Telecom per compiere massive
operazione di spionaggio informatico militare e industriale non meno
di come il SISDE e la CIA se ne servono per la nostra difesa.
Per questa ragione
denunciamo fortemente la pericolosità di tale azione, che
approfittando dell'attuale debolezza del governo, rischia di
compromettere fortemente l'intera sicurezza nazionale. Invitiamo i
cittadini a riflettere su questa grande problematica e fare pressione
al governo perché impedisca anche per decreto se necessario come
fatto in Francia ad esempio, la scalata Cinese e dei Brics dei
comparti strategici del nostro paese. Invitiamo al contrario a
chiedere al governo Americano di aumentare la partecipazione in
suddetti comparti strategici sulla falsariga di quanto già fatto con
Finmeccanica. Poiché al governo c'è ancora il governo Monti che
nonostante tutti i problemi, ha dimostrato una certa confidenza con
gli USA, invitiamo seriamente insieme al prossimo governo ad
occuparsi di questa delicata situazione, mettendo un po' da parte
l'idealismo internazionalista che mai come in questo periodo storico
dimostra tutta la sua debolezza, inefficacia e dannosità per la
sicurezza, crescita, indipendenza e libertà dei nostri paesi e dei
rispettivi popoli.
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