Il downgrade di
Moody's è tardivo ma corretto, in linea con le aspettative e la
situazione del paese. L'instabilità politica ancora elevata e
riforme strutturali urgenti quanto in ritardo pesano sul giudizio. Il
downgrade giunge in ritardo dopo il declassamento di diversi mesi fa
di S/P e preceduto ancora di più dal nostro di Maggio 2011 qualche mese
prima che esplodesse lo spread Italiano in Ottobre 2011. In quel
periodo S/P non ci aveva ancora declassato a BBB o Baa2 secondo
Moody's con outlook in negativo, mentre invece noi ritenemmo
probabile e corretto il declassamento a B o BB.
Le ragioni sono
grossomodo le stesse e rimandiamo al nostro articolo per un
riepilogo:
Nonostante i
coraggiosi tentativi di riforma del governo Monti quest'ultimo si
scontra con la stessa resistenza in Parlamento dell'esecutivo
precedente che ne ha fortemente ridimensionato e frustrato
l'efficacia, evidenziando peraltro l'instabilità e inefficacia
politica del paese che al momento si prospetta venir fuori dalla
caduta dell'esecutivo Monti. Manca totalmente inoltre una politica di
crescita industriale che invece si scontra oltre che con la crisi,
con una pressione fiscale oramai del tutto o quasi insostenibile a
fronte del credit crunch che taglia le gambe alle aziende. Troviamo
quindi assai strumentali e con poco senso il coro di critiche contro
il giudizio di Moody's.
Dopo un iniziale
rialzo dello spread a 480 punti nella mattinata di ieri,
l'intervento della BCE si è fatto sentire nel calmierare le acque.
Purtroppo non ci è dato di sapere in questo momento l'effettiva
quantità di bond italiani in mano alla BCE, ma sospettiamo che sia
rilevante. Questo spiega anche l'alta volatilità e le punte alte di
interesse toccate durante le trattazioni. E' naturalmente solo un
effetto sul breve termine in cui si specula anche oggi
sull'intervento delle banche centrali, ma sul medio e lungo le
incognite permangono se non crescono. Aggiungendo l'inflazione
dell'Eurozona, specie in Italia ma non solo, incrociato alla perdita
di potere d'acquisto dei salari, il debito pubblico tende a finire in
mani straniere o della BCE leggasi quindi Germania ed è più che
naturale chiedere interessi ben più alti.
I bond a 10 anni allo stato attuale sono sconsigliati, sicuramente a più rischio e permane una certa sfiducia del mercato. Non è solo una questione di capacità di ripagarli, ma di effettiva concretezza di guadagno. Se teniamo presente quindi l'inflazione vera al 100%-120% per gli Italiani dal cambio della lira con una nuova che si prospetta all'orizzonte, una considerevole inflazione ancora in corso a causa della permanenza forzata nell'Euro e rialzo dei prezzi per questioni geopolitiche, a cui in caso di uscita corrisponde appunto lo stesso svalutazione monetaria rispetto il valore attuale dell'Euro, in ogni caso sovrastimato soprattutto per l'Italia, è più che naturale che chi investe richieda interessi ben più alti mettendo già nel conto inflazione e svalutazione monetaria ! Chiaramente ripetiamo che il discorso “svalutazione” è un discorso relativo a chi in questo momento investe in Euro, un ragionamento meramente speculativo. In realtà ripetiamo ancora, una “svalutazione” dell'euro intorno l'1 a 1 con il dollaro, è un aggiustamento al valore reale dell'economia nell'Eurozona. Inoltre la cancellazione almeno di una parte del debito per default, ci permetterebbe di pagare interessi più alti consolidando il mercato dei titoli di stato da parte di nuovi investitori, a patto che la spesa sia tagliata e magari anche l'economia rilanciata. Come sempre diciamo, più che sui bond concentriamoci sulla vendita di prodotti.
Permanendo le attuali
problematiche e squilibri strutturali è ragionevole pensare che
in 10 anni i fondi tedeschi per tenere a galla l'Eurozona si
esauriranno o saranno in ogni caso compromessi concretamente. Come
spiegavamo nell'articolo precedente è anche per questo che tedeschi,
olandesi e finlandesi sono fortemente contrari all'ESM ( MES in
Italiano ), un fondo cosìdetto di stabilità che non fa altro che
drenare le casse dei rispettivi stati senza passare dalla
rappresentanza civile e democratica.
Precisiamo ancora una
volta infine che esiste già un'agenzia di rating Europea ed è
Fitch con sede a Londra. Metterne una sotto il controllo governativo
UE stile Unione Sovietica riteniamo non sia una soluzione accettabile
per non dire dannosa. Riteniamo anzi che il rating vada liberalizzato
del tutto. Naturalmente ogni emettitore sarà libero di affidarsi
all'agenzia che ritiene più affidabile.