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martedì 8 marzo 2011

Crisi in nord Africa: l'espansione Cinese e la crisi delle materie prime


Algeria, Libia, Tunisia, Marocco, Egitto, Libano. Era solo questione di tempo, negli ultimi anni il rialzo del costo di materie prime e in ultima analisi cibo finisce per destabilizzare l'intero Nord Africa.

Prima è l'Algeria poi la Tunisia dove il premier Ben Alì è costretto ad abdicare ed andare via, l'aumento del costo della vita unito alla mancanza di riforme spinge una massiccia folla ad occupare anche la piazza centrale del Cairo; a differenza di quanto accaduto altrove, una grande complicità si instaura rapidamente fra l'esercito e la popolazione che chiede a gran voce riforme e la “testa” di Mubarak passato in pochi giorni da leader carismatico di un difficile Egitto in bilico fra democrazia e dittatura islamica, a spietato dittatore.

Ciò che in realtà è Mubarak è un uomo anziano e malato, che ha cercato nella sua vita di difendere l'egitto dal fondamentalismo e che ora anziano e stanco per questo genera un vuoto di potere consistente intorno a sé per la sua successione.

La manifestazione a favore delle riforme è difatti autorizzata dalla polizia e dal governo Egiziano, ma in pochi giorni ne prendono le redini in mano anche gruppi politici di sinistra ed estremisti islamici come la Muslim Brotherood, un'associazione religiosa che per intenderci non è lei vicina ad Al-Qaeda ma il contrario... con Bin Laden e il suo vice Al-Zawairi seppure persino in contrasto fra loro, direttamente inspirati dai più eminenti esponenti della Muslim Brotherood, che fra l'altro tramite altre associazioni civili manda aiuti a varie associazioni terroristiche del mondo come Hamas contrabbandandola fra gli aiuti umanitari ecc.
E' questo rovesciamento, dalla padella alla brace, che giustamente teme l'esercito e anche parte importante del popolo Egiziano che riuscirà poi ad arginare l'influenza della Muslim Brotherood con cui ora però si troverà a fare i conti, la stessa paura che sventola il rais libico ferito e oramai agli sgoccioli del suo regime dopo 41 anni, paura che temono dopo aver assistito impotenti alla decapitazione della democrazia Turca che porta al potere il fondamentalista islamico Erdogan contro cui fallisce un colpo di stato a causa del mancano supporto occidentale e contro cui continua la repressione Turca; memore anche della tragedia iraniana, l'Egitto come anche la Libia teme per il suo futuro.

Troppo lenta e troppo in ritardo e goffa la risposta dell'amministrazione Obama. Indeciso fa sì che alla fine il governo Egiziano passi in mano all'esercito che frattanto sospende la Costituzione ( che significa legge marziale ) e annuncia le prossime elezioni. Certo con i terroristi che hanno aperto le carceri facendo fuggire delinquenti di vario genere e altri terroristi, probabilmente è la scelta migliore, ma francamente viene da chiedersi anche se tutto sommato non fosse stato meglio evitare tutti questi disagi e aspettare qualche mese che il governo di Mubarak prossimo alle dimissioni anche per questioni di salute, portasse gradualmente il paese verso le riforme.
Dall'altra parte invece quella che si pensava essere la regione più stabile la Libia, esplode e scoppia una guerra civile seppure non ancora su larga scala nel momento in cui scrivo.

Fortunatamente lo stesso ritardo non viene del tutto quando Obama dice, almeno a parole, di sostenere il popolo iraniano che in questi giorni però gli grida contro e gli chiede una benedetta decisione: Obama o con noi o contro di noi, grida la piazza di Teheran mentre si becca le pallottole delle milizie islamiche basiji...

In poche parole ciò che si temeva per l'Egitto, in questi giorni mentre scrivevo quest'articolo alla fine è accaduto in Libia regione basata sull'unione di clan tribali e divisa fondamentalmente in un' area tripolitana e costiera più sviluppata dove tutto sommato la gente vive bene, e un'area più povera e più soggetta al fondamentalismo islamico, verso la Cirenaica ad est e il deserto del Maghreb.

Frattanto si susseguono voci non sempre confermate di sparatorie e bombardamenti sulle folle. Di certo è che aumentano in poco tempo le defezioni e gli ammutinamenti come quelli di 4 piloti che disertano in volo gli ordini ricevuti o delle forze speciali Libiche che portano avanti la lotta per la libertà da Bengasi. Sono proprio persone come loro che inducono una seria riflessione: se le forze speciali Libiche, i migliori soldati della Libia si uniscono alla rivolta contro Gheddafi dev'esserci una dannata buona ragione. E rispondere a tutto sommato una transizione di potere pacifica che chiede riforme e libertà con bombardamenti aerei non è proprio il meglio che Gheddafi potesse fare...

Nel frattempo Gheddafi accusa le potenze occidentali di cospirazione insieme ad Al-Qaeda per destabilizzare il suo regime e appropriarsi del suo petrolio. Certamente Al-Qaeda nel Maghreb approfitta della situazione, ma non sono gli uomini di Al-Qaeda a fare la rivoluzione Libica nonostante il timore anche nostro e di chi scrive che potessero prenderne in mano le redini. Certamente ci sono scontri anche con le milizie islamiche armate di Kalashnikov, ma il grosso dei rivoluzionari come detto non è affatto estremista e si vedono anche cartelli filo occidentali come uno che recita: Petrolio per l'Occidente, con la bandiera a stelle e strisce come a sottolineare la volontà del popolo libico di entrare pienamente nella comunità internazionale da nazione libera e moderna.

Sarà anche per questo forse che uomini dell'intelligence e forze speciali di potenze Occidentali sono già da diversi giorni in Cirenaica a portare probabilmente un certo sostegno ai rivoluzionari Libici, come confermato dal sito Debka vicino all'intelligence Israeliana che conferma la presenza di centinaia di “consiglieri militari” Americani, Inglesi e Francesi per fornire addestramento e supporto alle forze ribelli che nel frattempo chiedono anche il supporto aereo. Al momento non chiedono supporto via terra, in quanto sono in grado di occuparsene, ma il supporto aereo è sempre più cruciale e imprescindibile.
A fronte di tutto questo, forse della mancanza e ritardo del supporto aereo rimane misterioso il presunto arresto ed espulsione di un commando del SAS insieme a due agenti dei servizi britannici dell'MI6. Ufficialmente il CNL ( comitato nazionale di liberazione ) Libico condanna il modo in cui sarebbero entrati nel paese, rifiutandosi di incontrarli ed espellendoli. Chi scrive dubita che le cose siano andate davvero così ed è piuttosto da presumere che vi siano stati altri tipi di accordi che non ci è dato sapere.

Per capie le ragioni di questa rivolta basta dare un'occhiata alle città costiere, per rendersi conto di quanto sia moderna la Libia, inoltre lo sviluppo prossimo dell'autostrada costiera libica darà il suo forte contributo all'esplosione di sviluppo di un'importante zona del Nord Africa. In altre parole la società ed economia Libica è piuttosto moderna, ha bisogno e chiede libertà per poter svilupparsi ulteriormente.
La Libia produce il 2% del petrolio globale, eppure per quanto moderna il peso del regime gli ha impedito di esplodere realmente nello sviluppo come avrebbe potuto. Circa 70 miliardi di euro sono solo quelli personali del rais. Quanti altri sprecati e rapinati si chiede il popolo Libico ? Basta vedere del resto cosa invece è accaduto negli Emirati Arabi dove pur non avendo del tutto le ricchezze libiche, son stati capaci di creare una nuova Las Vegas nel deserto con la moderna Dubai e un governo di gran lunga migliore e più attento. La Libia può essere molto di più liberandosi del peso del regime, inoltre lo sviluppo del Nord Africa sarà di mutuo beneficio per un pieno sviluppo del Mediterraneo e dell'Italia come ai tempi di Roma antica e risolverà anche il problema delle masse migratorie dall'Africa.

In poche parole i giochi sono aperti. Qualche giorno fa Tajani, membro della Commissione Europea, annunciava in radio, dell'avvio di una nuova politica dell'Unione Europea per un migliore e più efficiente approvigionamento delle materie prime per l'Europa. Tajani spiega in pratica che la Cina compra voracemente in tutti i principali mercati globali di materie prime e non vende niente... questo sta innescando scarsità e quindi salita dei prezzi nel mercato globale delle materie prime con preoccupanti ripercussioni quindi nell'economia delle nostre nazioni. La Cina già da un po' di tempo infatti, sta conducendo una politica piuttosto aggressiva in questo campo, da anni già responsabile della destabilizzazione in Angola e in Etiopia-Darfur, espande rapidamente la usa influenza in Africa e Medio Oriente, per un migliore acquisto di materie prime ed energia. La scarsità induce o indurrà presto anche le altre potenze industriali a rivedere le loro posizioni.

L'Iran per altro è uno dei principali fornitori di petrolio verso la Cina comunista attraverso gli oleodotti Russi, cosa che lascia capire molto bene come sia difficile intervenire sulla questione e quanto sforzo diplomatico, o sacrificio e concessione strategica, sia costata una condanna dell'ONU al regime iraniano sotto sanzioni ONU.
Tempo fa parlammo del baratto della difesa missilistica in Europa, dietro la firma del trattato Start 2, cedendo posizioni in merito la difesa di Georgia e Polonia ad esempio, un trattato che onestamente noi crediamo porti fondamentalmente al disarmo del continente Europeo già scarso in materia di difesa nucleare, in quanto in fase di smantellamento da almeno 10 anni. Altri pezzi l'amministrazione Obama ha sicuramente ceduto a Cina e Russia in cambio del voto di condanna al regime iraniano in sede ONU.
In altre parole la necessità di conquistare nuove posizioni nel campo delle materie prime, ha portato la riapertura dei giochi, un tacito accordo, se vogliamo vederlo così, per non reagire militarmente alle operazioni di intelligence di varie nazioni industriali in Africa, e non solo, per il rovesciamento dei vari governi onde poterne conquistare posizioni vantaggiose nel reperimento delle materie prime. Una situazione di calma apparente che tuttavia potrebbe non durare ancora per molto.

L'Iran quindi o meglio il regime è sicuramente dietro l'inasprimento di molte di queste manifestazioni di piazza sotto anche la spinta della Cina. In Tunisia in sordina sono ad esempio passate interviste, in cui un cittadino Tunisino denunciava come chi protestava in modo violento, non era Tunisino, ma erano arabi..... è noto che molti fondamentalisti islamici vicini ad Al-Qaeda e supportati per alcuni versi dal regime di Teheran, sono proprio arabi, da una terra che pure lotta faticosamente contro il fondamentalismo, mentre il resto del popolo chiede e vuole maggiore apertura democratica. Non è un caso infatti che il Re Abdullah abbia denunciato le interferenze di potenze straniere nella rivoluzione Egiziana, in seguito poi rivendicata dal regime Iraniano in nome dell'antioccidentalismo, forse puramente a scopo propagandistico ma sicuramente indicativa della cosa. Per altro la destabilizzazione che gravita anche sulla penisola Araba in nome di maggiore apertura democratica da un lato contro la minaccia di Al-Qaeda e del fondamentalismo dall'altra, lascia capire quanto sia critico assicurarsi le forniture di greggio dal Nord Africa a cui al momento sopperiscono Arabia e Iran con una maggiore produzione.
Le riforme democratiche quindi avverranno gradualmente, un'area per volta, poiché i regimi del posto potrebbero portare a conflitti regionali con conseguente blocco o cmq notevole riduzione della produzione di greggio. Per questa ragione anche è quindi necessaria man mano una rapida transizione verso la democrazia.

L'alleanza fra il regime islamico di Teheran e il regime comunista/socialista di Pechino, lascia intendere inoltre molto bene come questo connubio operi su scala globale, ad esempio anche in Messico lungo il confine con gli Stati Uniti dove è in corso una vera e propria guerra che coinvolge traffico di droga, narcos, milioni di sfollati e uccisi, terrorismo islamico ecc. questione alla base del forte attrito fra lo Stato dell'Arizona, il Texas e l'amministrazione federale di Obama troppo lenta e inefficiente anche nel difendere l'assalto militare dei propri confini a sud.. arrivando addirittura a parlare di razzismo o mancato supporto all'integrazione verso i messicani... già ma di quelli armati di cocaina e kalashnikov che infestano le regioni di confine dove eroici sheriffi come in film di altri tempi, si battono soli o quasi per difendere le loro comunità e dove dall'altra parte il presidente Messicano arriva a proporre la nomina di giudici anonimi, perché vengono continuamente uccisi....
Negli USA frattanto dovrebbe essere in schieramento la Guardia Nazionale, come chiesto da molto tempo dagli stati del sud, tuttavia Washington è stata anche in questo caso piuttosto lenta nell'assegnarne le risorse necessarie.

Tornando al Nord Africa e alle interferenze Arabe, è da sottolineare la singolare posizione non casuale della Lega Araba che considera il Nord Africa terra Araba, cosa che come su detto neppure chi ci vive vede come tale, ad esempio i Tunisini. Il fatto che la cultura Araba per ragioni storiche sia tutt'ora presente anche in Nord Africa non significa che essa stessa sia terra Araba.
Il Nord Africa non è terra araba, ma Mediterranea e anche sotto questo profilo quindi la risposta dell'Occidente è assai scarsa, lenta e tardiva oltre che pericolosamente inefficiente. L'Occidente e la NATO si dimostrano quindi deboli nel difendere i propri interessi a fronte di Russia e Cina che schierano missili lungo i propri confini e portano avanti anche campagne di invasione senza troppi preamboli. Nel mezzo un Europa incerta, divisa e frammentata che sta a guardare a fronte dell'aggressività Russo-Cinese.
Se non difenderemo gli interessi in Nord Africa, con cui ci legano molto più di quanto immaginiamo 2000 anni di storia, soprattutto di Roma e che fa del Mediterraneo un unica cultura, allora lo farà la Cina e la Lega Araba con l'OPEC... Le stesse parole di Gheddafi in merito la pressione della Cina per i contratti in Libia al posto delle aziende europee e occidentali, dovrebbe indurci seria riflessione e capire l'origine e la portata dell'attuale confronto in Nord Africa. Stare a guardare non ha senso, significa consegnare il Nord Africa e quindi parte importante dell'economia mediterranea alla Cina e al regime di Teheran ecc. ed è una cosa inaccettabile.

Tali regimi del resto come quello stesso di Gheddafi devono capire che il loro tempo è finito, queste terre hanno bisogno oggi più che mai di Libertà e sviluppo e questo potrà essere raggiunto con l'avvento reale della democrazia mediante una massiccia operazione pacificatrice della NATO in Nord Africa spingendo lo stesso verso l'inclusione nel blocco Atlantico a fronte di finanziamenti per lo sviluppo. Purtroppo un presidente Americano che appare più preoccupato di fare cosa sia meglio per la sua propaganda piuttosto che di fare ciò che è giusto e necessario gettano l'intero Mediterraneo nell'incertezza. Nonostante, come auspicabile, lo spostamento di navi da guerra incluso la portaerei Enterprise nei pressi delle acque Libiche, la situazione lì e quindi quella del Mediterraneo, rimane profondamente in stallo. Mentre scriviamo continua intensa una guerra di posizione a metà della costa Libica fra Cirenaica e Tripolitana. Moltissime le persone in fuga e centinaia di migliaia la pressione ai confini di chi fugge dalle zone del conflitto. Del resto la Libia e il Nord Africa sono il perno di controllo dell'Africa, essendo anche a capo dell'Unione Africana o quantomeno via privilegiata per il trasporto delle sue risorse e le pressioni geopolitiche su questo conflitto sono quindi altissime.

Per quanto riguarda l'Italia, dagli Usa osservano come l'Italia si trovi nella più profonda crisi estera dal dopoguerra, schiacciata fra gli alti interessi in Libia e l'alleanza nella NATO che con grande coraggio ci aggingiamo ad onorare, molto più di quanto la Francia di Chirac fece durante la seconda guerra del Golfo. Sarà anche per questo che in una molteplicità di interventi, varie volte gli USA hanno rimarcato la grande stima ed alleanza con l'Italia considerata in questo momento il più fedele alleato degli USA in Europa.
Il ministro Maroni preoccupato dai flussi migratori derivanti da un conflitto si Libia si lascierà andare a infelici esclamazioni velatamente antiamericane invitandoli alla calma per non creare un altro Afghanistan in Libia. 
Va ricordato però che la situazione in Afghanistan l'hanno creata i Talebani e Al-Qaeda non gli USA e che fra le loro azioni derivanti dal lasciarli perdere li dove sono, vi è anche il tragico attentato alle torri gemelle dell'11 Settembre 2001 contro l'intero mondo "Occidentale". Inoltre la Libia è già destabilizzata e in lotta senza bisogno del nostro intervento. 

Aspetto molto più importante è che nonostante e il lodevole accordo diplomatico fra Italia e Libia messo appunto dal Premier Berlusconi, non pochi non hanno visto di buon occhio l'ingresso così determinante dei libici, ossia della famiglia Gheddafi nell'economia Italiana all'indomani dei crolli di borsa del 2009, il che ci spinge anche a riflettere su ulteriori cause di quella crisi guardando a chi ci ha guadagnato di più...
Non fosse altro che è davvero inaccettabile lasciare che l'economia Italiana sia suscettibile dei capricci di un dittatore Africano. E' quindi anche per queste e molte altre ragioni che non solo noi, ma praticamente l'intero mondo del capitalismo di libero mercato, si auspica che in Libia giunga la democrazia, affinché le nostre economie non siano legate ai capricci di dittatori e oligarchie di potere, come quando Gheddafi era pronto ad espellere tutte le industrie Europee, per atti criminogeni commessi da  uno dei suoi figli in Svizzera che aveva maltrattato la servitù seppure non in modo gravissimo, ma siano legate piuttosto da una molteplicità di libere iniziative imprenditoriali Italo-Libiche che porteranno una grandissima crescita e sviluppo in nazioni legate da almeno 2 millenni di storia.



Fonti e approfondimenti:







http://www.debka.com/article/20742/  Guerre segrete dell'intelligence Occidentale dietro il fronte Libico

http://www.debka.com/article/20708/  Sui consiglieri militari in Libia

http://www.debka.com/article/20710/ Si moltiplicano le guerre per il petrolio in Medio Oriente. Prime dimostrazioni in Arabia Saudita.