Spesso e giustamente
facciamo confronti con le nazioni che in vari settori sono più
avanzati del nostro, senza necessariamente denigrare l'Italia ma
facendo un confronto oggettivo. Fra essi naturalmente non manca la
più grande nazione del mondo e guida del mondo libero ossia gli
Stati Uniti d'America.
Ora non ci occuperemo di
tutto il caso Berlusconi, di cui da indipendenti abbiamo evidenziato in passato su
queste pagine critiche così come meriti, quanto
piuttosto la questione del fatto se in America si possa candidare o
meno uno come lui. Reso noto che in USA esiste una legge sul conflitto di
interessi piuttosto buona, questa non impedisce però ad un
imprenditore di fare politica, si pensi a Carter il re delle
noccioline ma anche Romney candidato Repubblicano alle scorse
presidenziali. Condizioni più stringenti invece naturalmente per i
media tycoon affinchè non abusino dei propri mezzi di informazione per fare politica, ma in teoria non è impossibile, basta pensare a Bloomberg ex sindaco di New York.
Il punto su cui vogliamo
focalizzarci è però un altro. Si dice spesso che Berlusconi non
potrebbe mai fare politica in America premendo forte la questione
dei processi e in particolar modo anche sulle recenti condanne penali che gli sono state inflitte per evasione fiscale, peraltro in un caso controverso, a
riprova di una sorta di indegnità politica impressagli dalla
magistratura verso la candidatura e la rappresentanza in parlamento
di un condannato che ha portato persino all'espulsione dal Senato, in
America non succederebbe mai che uno come lui possa stare in Senato e
invece ? Invece non è vero. E vi spieghiamo anche perchè.
Negli Stati Uniti a
differenza dell'intera UE che sul tema ha fatto pressione anche agli
UK che hanno lo stesso criterio, si toglie semmai il voto ai
condannati che giustamente non hanno diritto di voto in quanto
criminali, questo anche perchè il crimine non influenzi in alcun
modo la politica e le decisioni politiche sul resto del paese in
quanto fuori dalla società civile. Buona parte degli USA a seconda
dei casi li riabilita al voto una volta scontata la pena e una volta
terminato il percorso di reinserimento nella società tranne per i
casi più gravi. C'è una certa discussione al riguardo, tuttavia
finché resterà un paese libero le cose dubito cambieranno e anche se
un paio di stati hanno concesso la cosa, il voto
dei condannati è suscettibile quantomeno di frodi elettorali.
Tuttavia come funziona
invece per la candidatura ? Che è quello che ignora chi critica la
questione del voto. Or bene negli Stati Uniti qualunque carcerato può
candidarsi alle elezioni. E' successo nel caso di tale Stephen
Nodine, che sta scontando la pena in carcere a due anni per
spergiuro. Nel 2002 fu invece il caso dell'ex Rep. James Traficant
Ohio, che ha preso il 15% dei voti nonostante una condanna a 8 anni
per corruzione, riciclaggio e altri crimini. Non tutti quelli che si
candidano sono naturalmente degni di nota. Tuttavia in generale se i
cittadini lo ritengono sufficientemente degno possono votarlo e può
persino vincere le elezioni come accaduto nel 1798 a Matthew Lyon
condannato per diffamazione, che corse per il Congresso e vinse.
La Costituzione degli USA
dà 3 condizioni perchè uno sia candidabile, che debba avere almeno
25 anni, che sia un cittadino da almeno 7 anni e che risieda nello
stato che intenda rappresentare.
Ma perchè ? La risposta
è perchè gli Stati Uniti sono la terra della libertà, il più
grande paese libero del mondo dove nessuno può impedirti di parlare,
dove nessuno può inventare processi per tapparti la bocca e
cacciarti dalla scena politica. In America non puoi mettere in galera
qualcuno per ragioni politiche per toglierlo di mezzo. Puoi mettere
in forse la sua dignità, se ci riesci ma non puoi impedirgli di
alzare la sua voce anche da dietro le sbarre. Questa è l'America
dove non puoi fare prigionieri politici, l'ultimo grande bastione
della Libertà come ben disse Ronald Reagan.