Debito Pubblico Italiano

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venerdì 31 gennaio 2014

Electrolux e la globalizzazione: Perchè siamo con i lavoratori.

No, non siamo impazziti. L'Italia ha evidenti e gravi problemi di pressione fiscale e burocrazia, peraltro peggiorati entrambe grazie alle politiche europee, ma non è questa la motivazione principale alla base della scelta di Electrolux di voler delocalizzare in Polonia. La motivazione fondamentale è una cattiva globalizzazione. Ed è questo un problema non certo solo Italiano, ma di tutto il mondo Occidentale in generale, incluso Stati Uniti, Inghilterra e Francia ad esempio che si scontrano con le stesse dinamiche. Ma andiamo con ordine.


Electrolux è una famosa ditta Svedese che si occupa di produzione di elettrodomestici di qualità, le sue lavatrici si aggirano su prezzi che oscillano in media dai 400 euro circa ai 600 euro al consumatore mentre produrre una lavatrice media costa oggi in media ad una fabbrica generica sui 100-150 euro circa. Vanno poi aggiunte le tasse, i guadagni dei marchi industriali sempre più semplici gestori di marchi commerciali con ben poca attività industriale e la competizione della manifattura estera che entra a gamba tesa in questa situazione, senza contare i guadagni dei retailer delle catene di vendita dei supermercati, tutte cose che hanno così compresso notevolmente i margini industriali di guadagno come su visto.

Negli anni passati Electrolux apre una fabbrica in Italia, nazione famosa per l'architettura, il design e l'edilizia di nicchia dove quindi si può trovare competenza e qualità ed anche un discreto mercato ormai crollato anche grazie all'euro-austerity.
Negli anni la produzione di massa del settore elettrodomestici ed elettronica di consumo è stata sempre più delocalizzata in posti come la Cina, dove a cadute evidenti nel campo della qualità, si è avuto soprattutto un impatto negativo per le aziende che invece non hanno delocalizzato.

Questo perchè in Cina ( un regime comunista da 50 anni ) da buona tradizione per lo sfruttamento di manodopera a basso costo non vengono seguiti gli standard occidentali per il lavoro, la classe media non esiste in questi stabilimenti, dove milioni di poveri operai sono peraltro sfruttati a ritmi di lavoro e condizioni schiaviste, gli operai non hanno parola, non esiste la sicurezza sul lavoro come in Occidente e così pure non esiste la tutela ambientale. In Cina sono ben noti problemi legati a tutte queste tematiche dove il modo che gli operai sono riusciti a trovare per farsi ascoltare sono i suicidi nello stabilimento della Foxcon, dove però è l'Occidentale Apple che si fa realizzare i suoi Iphone quando potrebbe benissimo farli in California senza peraltro nessun particolare problema, se non per pura speculazione sui margini di guadagno.

E' quindi in questa prospettiva che Electrolux ci viene a dire che per competere sui mercati globali, ossia contro la Cina e i Brics, l'Italia deve diventare come la Polonia dove gli operai vengono pagati intorno gli 800 euro al mese, e dove il costo della vita non è poi così inferiore al nostro.

Per essere competitivi sui mercati globali bisogna portare la Polonia in Italia ( dove il costo del lavoro è attorno ai 6 euro l’ora contro i nostri 24 ). Per riuscirvi ha proposto (anche) il congelamento per un triennio degli incrementi del contratto collettivo nazionale di lavoro e degli scatti di anzianità.” riporta il Corriere della Sera.

Electrolux riferisce un taglio ufficiale dell'8%, ma a conti fatti come nella dichiarazione di cui sopra, invero i tagli possono arrivare anche sino al 50%.
800 euro al mese significa dire addio alla classe media, in tutta l'Italia e in tutto l'occidente per la gioia dei classisti e delle forme di elitarismo portandoci indietro di secoli.
La svalutazione salariale è peraltro una normale conseguenza di fronte alla rigidità monetaria dei cambi in area Euro ( si perchè l'euro allo stato attuale non è altro che una fissazione dei cambi per la gioia tedesca in primis in questo caso. ). Come abbiamo spiegato più volte in passato, per legge economica se la moneta non viene lasciata libera di fluttuare, fluttuano lo spread e il potere d'acquisto in ultima analisi. In un contesto federale come gli USA il governo centrale compensa in parte queste fluttuazioni con opportuni e limitati finanziamenti, ma questo in Europa non accade.

Electrolux però, e non solo lei di certo, fa capire molto bene che non è un problema di compensazione, ma proprio di competizione con i mercati asiatici e i Brics, che altro non sono che l'equivalente moderno di un nuovo blocco comunista, il più delle volte infatti accentrato sulla Cina. E' l'ennesima dimostrazione di questa ormai palese realtà. Ma prendete anche il caso Ilva, l'acciaieria di Taranto accusata di inquinamento e cattive condizioni di lavoro. Le acciaierie cinesi contro cui siamo costretti a competere sono tutte come l'Ilva e anche peggio. Ma la politica in Italia e in parte in Europa, da questa campana non vuole sentire; secondo loro dobbiamo piuttosto svendere la dignità dei nostri popoli e le conquiste di 300 anni di valori conquistati in Occidente attraverso anche la Rivoluzione Americana. Nel merito infatti siamo a dir poco basiti dall'ascoltare certi neoliberali andare contro concetti elementari del liberismo classico e inneggiare alle delocalizzazioni in Polonia per lo sfruttamento e la distruzione della classe media e la schiavitù nell'austerity. Così insomma invece di aiutare i Cinesi a crescere e rispettare i diritti civili e la libertà, siamo noi occidentali che finiamo per rinunciarci portando al rovesciamento delle nostre economie, tutto va detto secondo i noti piani comunisti tanto di Stalin quanto di Klusciov per il rovesciamento dell'Occidente.

Ma a parte tutto cosa ne pensano in Polonia ? Negli anni scorsi durante la crisi del 2009-2010, scrivevamo delle condizioni in Est Europa e fummo fra i pochissimi a prevedere la crisi che poi sarebbe sopraggiunta anche lì non attenuandosi in generale ma peggiorando, al contrario di quanti praticamente tutti all'epoca dicevano, tranne qualche voce isolata. Crisi che come prevedibile, si è trascinata giù tutti quei gruppi finanziari e bancari che avevano posizioni scoperte, anche di moral hazzard, verso l'est europa. In Italia ricordiamo in primis Unicredit, curioso che ci sia sempre l'ex AD Profumo in mezzo a certe questioni come il crack di Unicredit salvata da Gheddafi e gli Arabi, o il crack di MPS salvata derubando i cittadini dopo anni di sconcezze politiche e moral hazzard che hanno portato al fallimento una banca dopo 500 anni di attività, ma ad ogni modo non furono certo le sole ad avere problemi.

Una crisi di liquidità quindi che vede drenare ricchezza dall'Occidente verso l'Oriente e i Brics come confermano i dati dell'FMI e della Banca Mondiale, su cui torneremo con un articolo dedicato, e che lasciarono spazio ad acquisizioni ostili. Si scelse il meno peggio e si lasciarono entrare appunto gli arabi nella nostra economia, ma pure in parte i russi e con i cinesi che bussano sempre di più, ed entrano sempre di più esattamente come il sottoscritto aveva previsto.
E come previsto avviene esattamente quanto predetto, ossia l'arretramento nel campo dei diritti civili acquisiti dall'Occidente negli ultimi secoli.

Ma torniamo in Polonia. Il modello Polacco tanto acclamato dai neo liberali della Domenica che giocano al piccolo trader è evidentemente un clamoroso fallimento, specialmente con l'ascesa del primo ministro Tusk una volta che il precedente governo euroscettico e maggiormente indipendentista liberista è stato spazzato via in un incidente aereo mai del tutto chiarito a Smolesk in Russia.., e, in ogni caso, se non basta il crack delle economie dell'est Europa degli ultimi anni che si è trascinato giù mezza Europa, si può guardare alle decine di migliaia di lavoratori Polacchi di entrambe i 3 principali sindacati, incluso Solidarity, il sindacato anticomunista di Solidarnosc, sfilare e protestare in massa per le strade per chiedere esattamente quello che si chiede in Italia come in Francia e in Inghilterra, ossia no alla svalutazione salariale, lì chiedono stipendi più alti e decenti, più sicurezza sociale a partire dall'inclusione delle assicurazioni sanitarie nei contratti di lavoro, in pratica non hanno diritti sanitari, no al ritardo del pensionamento portato avanti di recente da 65 a 67 anni dopo la recente nazionalizzazione dei fondi pensione e in generale più dignità umana verso i lavoratori.

“Vogliamo una migliore politica sociale e garanzie per i lavoratori”, “Vogliamo un governo che si prenda cura dei nostri interessi, così che possiamo vivere dignitosamente” ha detto un manifestante di Solidarity Ryszard Czyska all'agenzia di stampa AFP.

La disoccupazione in Polonia è peraltro salita al 13% e il lavoro offerto è generalmente di breve periodo e scarsamente retribuito, esattamente come sta succedendo in Italia.

E' chiaro quindi che è un problema politico, un problema che non si vuole risolvere nel nome di sempre più moral hazzard e scaricando i sacrifici quasi sempre esclusivamente sui lavoratori e sui contribuenti. Come liberista dico no, non ci sto, non accetto la competizione con la Cina, non accetto di rinunciare a 300 anni di conquista del campo della libertà in Occidente, sono i Cinesi che devono adattarsi a noi e non noi a loro.

L'Europa è uno dei mercati più grandi del mondo, una larga barriera doganale antidumping è sempre più urgente e necessaria e avrebbe la conseguenza immediata di calmierare tutta questa situazione, livellando al rialzo il prezzo delle merci nei mercati Europei in generale. Per molto meno infatti proprio la Germania durante la rivoluzione industriale nell'800 eresse barriere antidumping contro l'Inghilterra affinchè potesse crescere l'industria domestica e così fu.
Purtroppo la miopia ignorante dell'Euro-burocrazia ha spinto l'Europa degli ultimi 15 anni circa in assurde misure protezioniste contro gli USA, mentre invece sono i Brics e la Cina che stanno distruggendo la nostra economia ed è verso di loro che andavano usate.
Complice anche le divisioni, differenze e divergenze Europee che vedono ad esempio una Germania che vuole vendere tecnologia alla Cina sacrificando il resto dell'economia europea, cominciando dal comparto agroalimentare ad esempio settore trainante di altre economie come quella Italiana, ma non solo, e fregandosene poi quando a causa anche di questo le relative economie vanno in crack, come ad esempio il crack del comparto ittico in Grecia, Irlanda, e Portogallo, ma anche la scarsa tutela del made in Italy agroalimentare che vede puntuale l'opposizione del governo tedesco.

Ma non c'è solo l'agroalimentare, possiamo ad esempio anche citare il tessile cinese, che ha distrutto il tessile in Spagna e Italia, l'arredamento e il design, messo in crisi dalle importazioni estere ecc. E certo anche il manifatturiero nella stessa Germania non sempre se la passa bene.

Il problema non riguarda solo l'Italia. La competizione del lavoro a basso costo dall'est Europa ad esempio è un problema che è ormai anche al centro dell'attenzione del governo Inglese e Francese.
Di fronte la delocalizzazione non solo degli stabilimenti, ma anche dei lavoratori dall'est per lavori nei nostri paesi, e non solo dall'est aggiungo, in un mix micidiale per le economie nazionali, di recente entrambe i governi si sono espressi al riguardo, questione che tocca quella dell'immigrazione.

Mentre i politici italiani ladri e traditori a pagamento, come molti li definirebbero, non perdono occasione di offendere i giovani lavoratori e contribuenti italiani, a cui fa eco qualche pseudo imprenditore sfruttatore, in Inghilterra il Conservatore e non certamente comunista Cameron, DIFENDE i giovani lavoratori e cittadini Britannici dicendo che la Gran Bretagna deve dire no ai lavoratori dell'est Europa, in quanto i giovani britannici non possono competere con il duro lavoro che sono disposti a fare gli immigrati.

Metà della forza lavoro nelle campagne inglesi proviene dall'est europa come Lituania e Polonia. Cameron ha ammonito su come circa metà generazione giovanile inglese rischia di restare tagliata fuori dal mercato del lavoro e dalla ripresa. Metà forza lavoro giovanile, il 50% dei giovani Britannici rischia di restare disoccupata. A quanto pare anche il modello mercantilista e internazionalista inglese fa acqua... ma questo lo sappiamo dal 1776, solo che molti volente o nolente lo hanno dimenticato.

Cameron dice che “non possiamo biasimare chi vuole venire e lavorare duro in Inghilterra, vedono che c'è del lavoro in questo campo e vogliono farlo. Non possiamo condannarli per questo.
Ma come nazione”, continua Cameron, “dobbiamo dire di no. Dobbiamo rendere il nostro sistema educativo migliore in modo da far uscire dalle nostre scuole e dai nostri college giovani in grado di eseguire questi lavori”.

Anche la Francia si muove sulla falsariga di Cameron concentrandosi in particolare sul fenomeno che attuano sempre più aziende in Europa di assumere temporaneamente manodopera da paesi esteri.

Najat Vallaud-Belkacem, portavoce del governo Francese è intervenuto di recente nel merito a ridosso del problema della disoccupazione in Bretannia, una regione del nord-ovest della Francia dove la disoccupazione elevata sta portando a disordini sociali:

“Un numero di compagnie in questa regione, e altrove, sono state messe in grado di poter assumere dipendenti da altre nazioni Europee, con diverse leggi sul lavoro, un differente sistema sociale, che rende questi lavoratori meno costosi […] alle spese dei dipendenti francesi, che soddisfano invece un ambizioso sistema sociale”.

La stessa osservazione può essere fatta per chi delocalizza li invece di importare manodopera allo scopo di tagliare i salari e i diritti conquistati in occidente.

Secondo una direttiva Europea del 1996 i lavoratori distaccati presso una sede estera, devono soddisfare la legge sul lavoro del paese ospitante, una misura volta proprio a garantire l'eguaglianza di pagamento, tuttavia i contributi sociali vengono versati nel paese d'origine, la qual cosa può rappresentare, e rappresenta, un gap nel costo di lavoro a vantaggio dei benefits per le compagnie.

Dall'allargamento ad Est dell'Europa nel 2004, vi è stato un grande incremento nell'uso di questo tipo di lavoratori in Francia. Fra il 2006 e 2011 il numero è quadruplicato da 38.000 a 145.000. Le preoccupazioni Francesi che stanno cercando di coinvolgere anche le altre principali nazioni Europee, è che il distaccamento del lavoro venga sfruttato per agirare le normative sul lavoro locali.

Una questione questa che si va ad aggiungere a quella delle delocalizzazioni. Permettere peraltro di poter assumere dipendenti stranieri con il 30% di differenza e in ambienti di lavoro molto competitivi o aggiungiamo, delocalizzare in posti con tali condizioni, destabilizza il mercato del lavoro e può generare Xenofobia, osserva Gilles Savary politico francese ed europarlamentare fra i socialisti europei. La politica francese in altre parole, come in Inghilterra del resto e pur essendo di sinistra in questo momento, invece di fare vuoti proclami sugli immigrati come in Italia ad esempio, pone delle concrete questioni di ordine sociale che possono oggettivamente costituire le radici di reazioni Xenofobe. Non è in altre parole colpa della gente che si lamenta di certe situazioni, ma delle situazioni stesse che non dovrebbero esserci.

Francoise Castex, Mep socialista, è espressamente preoccupato dal fatto che il dumping sociale sia una delle principali fonti di rigetto dell'UE da parte dei cittadini. Una preoccupazione concreta, ma bisogna anche sottolineare che l'UE è sin troppo un progetto socialista. Va però riconosciuto il merito nell' ammettere onestamente i problemi del caso anche se personalmente siamo scettici sulle soluzioni proposte da certi socialisti come l'unificazione fiscale oltretutto appunto dal progetto socialista Europeo in sé in stile URSS i danni fatti dai socialisti sono ahimè ben peggiori, ma onore ai meriti, anni luce lontano dal nostro paese anche sotto questo profilo.
Ciò detto è giusto vi siano regolamentazioni simili in tema di diritto del lavoro come negli USA del resto, ma lasciano la competizione fiscale e quindi delle varie amministrazioni. E' pur vero però che gli USA sono fondamentalmente una cultura libera e indipendentista, nonostante l'amministrazione Obama, mentre in Europa ci sono 27 popoli diversi e sin troppe radicazioni nel socialismo.

Il modello internazionalista, che invero ingloba le premesse del marxismo internazionalista e del corporativismo in un colpo solo, è invero un clamoroso fallimento. Un clamoroso fallimento o come scritto in passato in un articolo sul ruolo delle banche internazionali nel fallimento degli stati, un clamoroso fanatico progetto di ingegneria sociale, scientemente perseguito e portato avanti e ora forse sfuggito anche di mano.

Quale che sia la sua origine è invero sempre più necessario rafforzare la cooperazione in ambito G7 per la risoluzione di certe problematiche di contenimento delle economie asiatiche di tipo mercantilistico ( seppure il più delle volte a servizio di compagnie occidentali, almeno sin'ora..... ), cooperazione alquanto scarsa di questi periodi e che è all'origine dell'indebolimento progressivo dell'Occidente. In mancanza di tale cooperazione è però meglio auspicabile uscire dall'Euro e/o dalla UE subito tutelando in primis gli interessi nazionali in ambito NATO rafforzando il contributo dato all'alleanza atlantica e non divenire una colonia della Germania o dell'EUSSR o peggio ancora della Cina.

Su scala mondiale infine non è assolutamente pensabile che la situazione si riequilibri da sola e non certo senza gravi conseguenze per tutti i nostri paesi come già vediamo. La Cina da sola ha circa 1 miliardo e mezzo di persone, più di tutto il G8 ( Russia inclusa ), 300 milioni circa più sviluppati e un altro miliardo da sfruttare, cresce a ritmi del 10% annuo e divora almeno il 50% delle risorse planetarie portando a guerre regionali per l'approvigionamento di materie prime ed energia che inizia ad essere un problema serio, come in Nord Africa e Medio Oriente. E non ha nessuna intenzione di fermarsi.
L'India ha un altro miliardo di persone, e in cambio dei suoi mercati vanta sempre più pretese di cui il caso Marò è solo un triste esempio, ma che ne conta di ben più eclatanti come le recenti frizioni con il governo degli Stati Uniti. Cosa vi aspettavate ? Parafrasando Woodrow Wilson, non sono tanto gli accordi commerciali ad unire le nazioni, ma i valori.





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