Debito Pubblico Italiano

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mercoledì 17 febbraio 2016

G7, Black Block e rivolte giovanili globali

- DJ Liberty, un figlio della Libertà

Gli Italiani sono un popolo fantastico capace di ridere e ironizzare sui terroristi dell'ISIL in Libia che venendo a Roma restano bloccati nel traffico sul raccordo, sino alle devastazioni di Milano di metà 2015 dove però l'assist glielo fornisce un quantomai confuso teenager che rilascia una altrettanto confusa intervista alla TV nazionale. E' splendido e abbiamo riso con piacere anche noi alle varie ironie del caso.

Tuttavia non dovremo farci distrarre troppo dalle questioni di fondo. Si perchè attualmente ci sono rivolte giovanili praticamente in tutto il mondo. Non sono quindi 4 teppisti figli di papà come diceva Renzi nel tentativo di placare le tensioni a ridosso del già criticato Expò, peraltro a Milano ne erano almeno 1000, ma è un problema figlio di un disagio molto più serio. Né basta il più giovane Renzi che parte con buoni propositi, ma suo malgrado si arena sui vecchi e ben noti andanti della politica italiana sino ormai nel 2016 concludere nel peggio della vecchia politica piombando l'Italia nel ridicolo internazionale. E' un tema difficile,  ma abbiamo raccolto la sfida e ne abbiamo iniziato a discutere l'anno scorso in un difficile articolo sulla frattura generazionale in corso, in continuazione ad un altro articolo sull'Expò in cui si affrontava la polemica della classe politica italiana che inveisce contro i giovani che rifiuterebbero il lavoro.....:

http://global-geopolitic.blogspot.it/2015/05/expo-2015-una-frattura-generazionale.html

Siamo restati quasi un anno ad osservare quanto succedeva, ove vi fossero stati cambiamenti. E non solo non si registrano significativi miglioramenti, ma sotto alcuni aspetti sembra che la situazione si degradi in linea con le seguenti analisi come testimonia ad esempio anche l'emigrazione consistente dall'Italia, solo nell'ultimo anno di almeno 100.000 in via ufficiale. Si perchè in realtà probabilmente sono anche di più che però non hanno ancora cambiato ufficialmente la residenza in quanto in cerca di un lavoro più stabile prima di farlo.

Francesca è una giovane ragazza del centro sociale Hobo a Bologna. Immaginiamo che certe idee politiche che segue siano lontane dalle nostre, complice anche una politica più liberista conservatrice oggi quasi inesistente in Italia, tuttavia non è lontano il disagio socio-economico di cui si lamenta nello sfogo di quest'intervista. Prima di giudicarla male, ascoltatela con attenzione e riascoltatela se necessario. Francesca è una giovane ragazza che si lamenta di quello di cui in pratica si lamentano tutti i giovani dai 16 ai 40 anni. Precarietà, disoccupazione, giovani costretti a fare lavori di scarsa qualità sottopagati o addirittura gratis, mancanza di prospettive per il futuro e infine..... mancanza di rappresentanza democratica. 

Siamo teppisti solo perchè non vogliamo accettare tutto questo ? Beh si allora siamo tutti teppisti, conclude Francesca.



Crediamo sinceramente che continuare a chiamare i giovani idioti, choosy e sfaticati finirà per fargli esplodere in faccia il problema.

Un problema di cui però analisti di alto profilo internazionale sono assolutamente coscienti e che affrontano con assoluta serietà al contrario della politica nostrana. Bisogna anche ammettere che sebbene la difficile presidenza Obama si possa criticare su altri aspetti, va invece elogiato il tentativo dell'establishment Americano di dialogo e di comprensione del disagio giovanile, sia esso quello in America che altrove fermo restando la condanna per atti di gratuita violenza.
Il documento che andiamo ad analizzare nel merito è stato redatto da Guy Ryder, direttore generale dell'ILO ( International Labour Organization, ossia l'organizzazione internazionale del lavoro, agenzia dell'ONU ) e presentato e discusso al G7 2014 tenutosi a Bruxells. Il documento è ancora del tutto degno di attenzione come dimostra anche l'aggravarsi delle tensioni internazionali.

« I Mercati del lavoro in giro per il mondo sono in grave difficoltà. Con le previsioni di un debole, irregolare e incerto recupero della crescita dell'economia globale nel 2014 e successivi probabilmente, le prospettive di una rapida e sostanziale inversione di rotta sono proibitive. Sono necessarie azioni da parte dei leader globali e misure proattive da parte dei politici di ciascun paese per cambiare ritmo e direzione e fare del recupero dell'occupazione una priorità globale e una realtà nazionale.


No all'apprendistato a basso costo.
I giovani combattono per il lavoro
In giro per il mondo oggi, circa 202 milioni di persone sono disoccupate e la media del periodo di disoccupazione è cresciuto considerevolmente. La recessione globale del 2008-2009 e le sue conseguenze continuano a chiedere un pesante prezzo alle persone che si trovano all'inizio della loro vita lavorativa.
Le prospettive per il mercato del lavoro per i giovani si sono deteriorate quasi in ogni regione del mondo, con i cambiamenti più evidenti attualmente in corso nel Medio Oriente e Nord Africa. Nel Sud Europa, la disoccupazione giovanile ha raggiunto proporzioni che non si vedevano dalla Grande Depressione ( del 1929 ). Nel mondo circa 2 disoccupati su 5 ha un età fra i 15 e i 24 anni, per un totale di 75milioni di uomini e donne in cerca di lavoro.

L'Organizzazione Internazionale del Lavoro ( ILO ) stima che il gap globale dei posti di lavoro, ossia la differenza fra ciò che avrebbe prevalso in uno schema di crescita pre-crisi e ciò che prevale ora, è di 62 milioni oggi ( di disoccupati in più ) e ci si aspetta che cresca sino ad 81 milioni nel 2018.

La stima sulla differenza globale dei posti di lavoro è appena la punta dell'Iceberg. Vi sono molteplici manifestazioni della sofferenza del mercato del lavoro in giro per il mondo: il cambiamento della natura della disoccupazione; la deteriorazione della qualità del lavoro e degli stipendi; la persistenza di alti livelli di “working poverty” ( povertà “lavoratrice”, ossia gente povera con qualche tipo di impiego ); trends crescenti di diseguaglianza e polarizzazione nei mercati del lavoro.
Salve il mio nome è: Sottopagato

Voglio lavorare
Le economie avanzate hanno sperimentato un'ondata di disoccupazione sin dalla recessione globale del 2008-09. Il rateo di disoccupazione dei membri ad alto reddito del G-20 è cresciuto dal 5.7% nel 2007 all'8.4% nel 2013. Persino nel 2016, il rateo di disoccupazione è previsto essere dell'8.1%. L'Unione Europea ha subito il fato peggiore in termini di sofferenza del mercato del lavoro, con il rateo complessivo di disoccupazione previsto per circa l'11% nel 2016 a confronto del 7.2% nel 2007. Ciò che è persino più allarmante è la diffusa preoccupazione degli analisti che ciò che è iniziata come disoccupazione a breve termine, ciclica, stia mutando in disoccupazione a lungo termine, strutturale. L'Organizzazioone per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ( OECD ) stima che la disoccupazione a lungo termine è cresciuta in modo evidente e persistente in molti paesi ad alto reddito.

Alcuni esempi includono la Spagna +27.6% fra l'ultimo quarto del 2007 e il primo quarto del 2013, gli Stati Uniti +18.8 dalla fine del 2007 all'inizio del 2013 e il Regno Unito +10.9%.

Nel caso dei paesi ( ma direi che vale anche per le regioni ), a basso e medio reddito, il rateo di disoccupazione complessiva e la sua durata, non sono necessariamente gli indicatori migliori per la sofferenza del mercato del lavoro. La questione è la scala e la persistenza di impieghi a bassa produttività, che naturalmente è precedente la crisi degli anni 2008-2009. »

Pensiamo ad esempio al caso del centro-sud Italia, la Grecia ecc. Per quanto un po' tutta l'Italia è entrata ormai in una certa spirale di modalità occupazionale a bassa qualità e disoccupazione. E pensiamo anche ai falsi annunci del governo Renzi e dell'ISTAT sino ad oggi nel 2016 che mascherano per crescita e occupazione quella che è invece è un aumento di meri posti di lavoro del tipo working poverty
Un trend destinato a crescere anche grazie alle ultime leggi del governo Renzi come il Job Act che legalizzano il lavoro nero li dove estendono in pratica i contratti di apprendistato a basso costo sino ai 30 anni di età per ora, in linea come vediamo con il deterioramento dell'occupazione e non facendo le riforme necessarie a contrastare tale trend negativo. E che si aggiunge ad un fenomeno crescente di esclusione del mercato del lavoro stabile invece oltre i 30-35 anni a causa delle politiche fiscali italiane. Invece di tagliare spesa e tasse, tagliano gli stipendi e la qualità occupazionale.

« Un modo per misurare e verificare questo cambiamento è focalizzandosi sull'incidenza dell'informalità: questi gruppi nella forza lavorativa, si guadagnano la vita in condizioni precarie o impiegati su base casuale, senza accesso ai contributi della sicurezza sociale. »

      Vedi agenzie interinali ormai uno standard in Italia, specialmente ma non solo per i 30enni in su. Colpisce molto, come è evidente in questa analisi del G7, come la situazione Italiana sia alla fine in gran parte da affiancare a quella delle nazioni a basso e medio reddito, fatta eccezione per alcune poche regioni più ricche del Nord Italia. Del resto la stessa analisi ha definito la situazione del Sud Europa come non si vedeva dai tempi della Grande Depressione del 1929.

In Italia la soglia di povertà è calcolata
ben più bassa e su una famiglia di 4,
e a 600 euro per i single, risultando
complessivamente inferiore alla realtà.
In Germania invece i valori sono più alti.
Questa situazione è di circa il 30% nei paesi a medio reddito del G-20, ma in alcuni casi può raggiungere anche l'80% della forza lavorativa. L'ILO stima che l'occupazione informale, come è definita in questo caso, si è ridotta in soli 26 su 49 paesi nei quali sono disponibili statistiche credibili.

« In aggiunta, i più recenti sondaggi dell'ILO sulla transizione Scuola-Lavoro in un numero di nazioni Africane mostra che il 50% dei giovani uomini e donne auto-impiegati ( autonomi, liberi professionisti ecc. ), sono spesso intrappolati in un tipo di lavoro informale a bassa-produttività e di sopravvivenza. Uscire fuori dall'informalità è di grande importanza per i paesi a basso e medio reddito. »

Questa situazione si applica ormai perfettamente anche a buona parte dell'Italia, a cominciare dal Centro-Sud Italia ma non solo, dove molti e molti giovani si trovano effettivamente in questo stato di cose. In Italia sono note ormai da tempo le cosìddette sofferenze delle partite iva che rientrano appunto nel campo dell'auto impiego
L'unica differenza la possono fare i genitori tramite il loro lavoro se lo hanno ancora, ed eventualmente un po' delle loro pensioni che spesso con somma difficoltà possono cercare di aiutare i propri figli. Una situazione ad ogni modo che si sta ulteriormente deteriorando in nazioni come l'Italia dove la tenuta del sistema pensionistico è a rischio, complice l'eccessiva pressione fiscale che fa scappare le imprese a fronte dell'annosa questione di elargizioni a pioggia verso soggetti improduttivi.
Ma fatta eccezione di questo, la situazione è pressoché assai simile se non uguale a quella Africana, dove si aggiunge la pressione fiscale e la burocrazia alle p.iva in Italia che è davvero insostenibile. Anche il seguito si adatta perfettamente alla situazione Italiana.


Un'altra tendenza della sofferenza che c'è è il significativo abbandono del rateo di partecipazione giovanile globale al lavoro. Attualmente è del 2% inferiore ai livelli pre-crisi.
Questo suggerisce che i giovani, scoraggiati da una carenza di adeguate opportunità di lavoro, abbiano perso speranza, abbandonandone la ricerca e uscendo fuori dalla forza lavoro. Questo non significa necessariamente che stiano transitando verso l'istruzione o qualche modalità di formazione. La percentuale di giovani che non sono né occupati, né studenti, né in formazione è cresciuta in 30 su 40 paesi.

Ai giovani che non sono produttivamente impiegati sia nel mondo del lavoro o dell'istruzione o della formazione, non bisogna permette di abbandonare le proprie aspirazioni per una vita e un futuro migliori per se stessi, le proprie famiglie e per le società”.

Segui i tuoi sogni. Cancellato
Ed è proprio questa mole di giovani abbandonati a se stessi, senza lavoro e privi di prospettive per il futuro a cui magari si aggiunge anche una scarsa rappresentanza democratica, che poi si riversa sulle piazze, che protesta contro la politica attuale e che magari in alcuni casi lancia mattoni nelle vetrine dando fuoco alle banche.

Noi come il G7 non stiamo dicendo che è giusto, stiamo analizzando la radice e le cause intime della sofferenza giovanile globale che c'è. E' evidente come abbiamo sin qui visto, esiste anche in Italia e che in alcuni casi si può manifestare in modo alquanto “esplosivo”. Essendo entrambe inclini alla libertà e alla democrazia semplicemente analizziamo i problemi della popolazione per cercare delle soluzioni.

E troviamo sia poco costruttivo e responsabile un certo atteggiamento di cerca politica di denigrare la sofferenza giovanile e girarsi dall'altra parte un po' come la classe aristocratica dell'inizio del '700. Le grandi rivoluzioni di quell'epoca dalla Rivoluzione Americana a quella Francese, dovrebbero quantomeno suggerire qualcosa. E lasciateci anche aggiungere che sono poche le rivoluzioni avvenute senza almeno un conflitto, uno scontro o una battaglia.

L'analisi dell'ILO in seguito continua evidenziando come i loro obbiettivi strategici consistano nel suggerire tutta una serie di politiche ai propri membri affinchè vi sia una completa inclusione sociale verso una piena e produttiva occupazione per tutti.
L'ILO agisce a stretto contatto con governi, datori di lavoro e lavoratori per condividere una visione comune su come rendere le aspirazioni collettive per l'ottenimento di un pieno e produttivo impiego una realtà per tutti.

In seguito l'analisi poi continua spiegando e ribadendo come l'ILO agisca per affrontare il problema della generazione di posti di lavoro di qualità nelle odierne sofferenti economie e ambienti sociali, agendo sia su scala globale che regionale.

Agisce anche a livello G20 all'interno di vari lavori di squadra e in particolare in una Task Force di Impiego che affianchi i leader nella realizzazione di una forte crescita e impieghi di qualità.
Suggerisce anche pratiche testate per il recupero giovanile e la crescita a lungo termine al fine di rompere il ciclo vizioso alla base dell'abbandono lavorativo. Infine si adopera molto per l'ottenimento di competenze da parte dei giovani al fine di ottenere un maggior numero di posti di lavoro di qualità.

In conclusione lo studio si rivolge alla global leadership in generale, sottolineando come i leader globali incluso il G7 giochino un ruolo chiave per la risoluzione di tali questioni, nel merito della disoccupazione giovanile e quindi di quella generica.

Passo fondamentale consiste nel riconoscere che la generazione di posti di lavoro decenti, di maggiore qualità, è al cuore della prosperità economica reciproca e condivisa, ed è un necessario pilastro per il recupero.
Inoltre i leader del G7 dovrebbero focalizzarsi sulla promozione di maggiori posti di lavoro di qualità, piuttosto che su approcci verso riforme stringenti e limitative al mercato del lavoro ( vedi ad esempio lavori sottopagati di più scarsa qualità tipo Cina per dirla in parole povere, che è poi la strada intrapresa dal Job Act di Renzi ) o specifici programmi di formazione ( vedi business dei corsi di formazione finanziati dal governo e onestamente spesso di scarsa utilità effettiva ).
Molteplici organizzazioni internazionali di rilievo si sono fatte portatrici dello stesso messaggio, dalla World Bank al Fondo Monetario Internazionale ( FMI ) e il McKinsey Global Institute.

Alcune questioni globali comuni stanno emergendo sempre di più. E fra queste vi è l'urgente necessità di affrontare la debolezza della domanda aggregata dell'economia globale odierna. Questo può essere fatto, suggerisce l'ILO, attraverso un approccio più morbido e sfumato del consolidamento fiscale, iniziative compatibili con incentivazioni per la promozione prioritaria di quei settori che generano posti di lavoro, una maggiore istruzione di manodopera specializzata e un corretto bilanciamento fra la rimozione degli impedimenti strutturali all'occupazione verso una protezione dei lavoratori da impieghi di tipo precario.

Può anche essere affrontata dall'aumento degli investimenti nelle infrastrutture, promuovendo l'inclusione finanziaria, una migliore connessione del sistema educativo con il mondo del lavoro e ponendo particolare attenzione alle condizioni critiche dei giovani.

Dichiarazioni audaci e persuasive da parte dei leader mondiali, incluso quelli del G7, sostenute da un piano credibile di azione basato sulla conoscenza comune collettiva e il consenso convergente nell'affrontare la sfida globale sui posti di lavoro, può fare molto per galvanizzare l'opinione pubblica nell'azione.


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