Debito Pubblico Italiano

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martedì 18 gennaio 2011

Crisi Auto. Marchionne e il diritto del lavoro: le alternative, i dubbi, le critiche.

1) Alternative e Proposte

2) CASO FIAT: i fallimenti della politica industriale di Marchionne

3) Le dubbie operazioni finanziarie della Fiat: caso Ifil-Exor

4) Links, video e approfondimenti dell'ultima ora. Marchionne guadagna più di 1000 operai !


- Alternative e proposte


La questione non è Fiat o non Fiat, la Fiat se ne vuole andare ? Andasse dove vuole. Del resto ha già preso troppe risorse dalle casse dello stato negli ultimi 20 anni..
Il problema è mettere il paese in condizioni che le aziende, non solo la Fiat quindi, vogliano venire a produrre in Italia e investire qui.
Questo è il vero problema. Sicuramente passa dalla questione della concorrenza con i mercati asiatici. Se il modello che vogliamo seguire è questo attuale della UE, sarà necessario ridurre notevolmente i costi del lavoro. 


Se vogliamo come sarebbe necessario, proteggere di più il nostro mercato, la nostra economia e i nostri salari, la riduzione sui costi di lavoro, cmq troppo alti nel nostro paese, non sarà ingente e non toccherà i lavoratori, ma il settore fiscale, la politica monetaria, gli affari interni e un maggiore controllo contro gli abusi e l'usanza di certe tipologie e categorie di lavoratori in tema di abusi dello sciopero, scarsa produttività e assenteisti vari e derivati, che in Italia purtroppo non mancano e in misura rilevante, vedasi anche il caso Pomigliano, maggiore flessibilità in tema di licenziamenti/assunzioni e uniformità del contratto di lavoro la cui mancanza penalizza i lavoratori stessi. Volete un esempio pratico ? Per ridurre costi e avere maggiore flessibilità la maggior parte delle aziende utilizza i contratti di apprendistato che però non valgono per chi ha un'età maggiore di 30 anni che quindi è fortemente in difficoltà dal punto di vista occupazionale.
Attualmente quindi la forte disoccupazione giovanile, rivela come sempre meno aziende assumino nuovo personale, ricambio ritardato anche dall'innalzamento dell'età pensionabile, ed è un allarme imperante e ennesima conferma della deindustrializzazione imperante in corso.


Chi scrive è però del tutto con i lavoratori quando dicono: no alla riduzione del diritto e il ritorno indietro di 150 anni o quasi in tema di diritto del lavoro. Durante le proteste di questi giorni a Mirafiori, una scritta campeggiava sui muri e ripresa dalla telecamere della Rai: “Non siamo noi a dover divenire come i lavoratori cinesi, ma i cinesi a dover divenire come noi”.
Sposiamo pienamente l'essenza di questa frase, pur non approvando in generale certe politiche promosse da tali sindacati di sinistra. E' altresì vero che sono tematiche troppo importanti e fondamentali per lasciarci dividere dai colori di partito. 


Purtroppo tutte queste considerazioni Berlusconi non le ha fatte nelle sue recenti dichiarazioni di qualche giorno fa, mentre dimostra di conoscere molto bene la situazione di concorrenza con le aziende asiatiche in un'intervista fatta all'uscita dall'Euro Parlamento qualche settimana fa e NON trasmessa dalle nostre TV nazionali e che riportiamo in coda.
Ed è altresì vero che in mancanza di flessibilità, le aziende non possono che investire altrove e non in Italia.


Ciò però che rimproveriamo è non pensare ad alternative valide, non denunciare l'inefficienza totale della UE sul tema. Alternative validissime e anzi necessarie come una maggiore politica protezionista che il resto del mondo, eccetto la UE, sta cominciando a fare. Non considerare la necessaria politica monetaria deflattiva per il calo dei prezzi e l'aumento del potere d'acquisto dei salari a seguito di periodi troppo lunghi di inflazione e relativa stagnazione retributiva, nonché l'innalzamento dei costi del lavoro in Est Europa dove vi è molto sfruttamento di manodopera a basso costo e dove per altro la vita costa come da noi.


Ma allora viene da chiedersi, se è vero che vi sono valide alternative e integrazioni nell'attuale politica del lavoro, perchè porre i lavoratori di fronte un aut-aut, prendere o lasciare ?
Che senso ha lasciare che un azienda dica, investo in Italia se abolite il diritto di sciopero e lavorate 15 ore al giorno per 4 soldi come in Cina perché di fondo a questo mirano le richieste di Marchionne ?
6 mesi fa discutevo con amici dicendo che il caso Pomigliano non era isolato e il problema si sarebbe posto ancora. La gente non mi credeva e ci ritroviamo a doverne riparlare oggi per Mirafiori. Oggi dopo innumerevoli licenziamenti e delocalizzazione delle aziende, lo dico ancora, il problema tornerà in tutta Italia questa volta e con una graduale e sempre maggiore riduzione del diritto a meno di avviare con urgenza una politica maggiormente protezionista.


Perché non dire come sopra “lavoriamo sulla flessibilità delle assunzioni e licenziamenti” e porre questa tematica ai sindacati e non la rinuncia al diritto. Incrementiamo i controlli, legalizziamo la monitorizzazione degli ambienti di lavoro per valutare l'effettiva produttività e incrementare i controlli contro gli assenteisti, ossia perché non porre ai sindacati la lotta agli abusi e non la rinuncia al diritto ??
Siamo persuasi che sono alternative e questioni che non abbiamo valutato solo noi, ma forte eleviamo la voce perché si prenda la giusta direzione. L'alternativa c'è e passa dal diritto, non dalla sua negazione.
Perché se veniamo costretti ad accettare riduzioni del diritto o disoccupazione, il capitalismo di libero mercato è finito, non che sia mai stato così forte in Italia, facendoci entrare nel socialismo corporativista globale..




- CASO FIAT: i fallimenti della politica industriale di Marchionne


Sul caso Fiat poi è bene sottolineare come lo stesso Marchionne abbia promosso più di altri il concetto dell'auto Low Cost che sarebbe stata l'auto del futuro... si è visto, cieco come Montezemolo. La Fiat perde più del 6-7% rispetto la concorrenza perché le sue auto non sono competitive e di scarsa qualità. Per Low Cost s'intende a basso prezzo, riducendo la qualità che non riguarda solo la riduzione degli accessori, ma anche la qualità dei materiali impiegati.



Alcuni esempi eclatanti frutto di queste politiche industriali negli ultimi 5-10 anni:


- Fiat BRAVO JTD, il top di gamma, la ebbe un mio amico anni fa, la prima versione, uno di questi progetti "innovativi" Fiat, l'ira di Dio dei problemi di meccanica, una pessima auto che gli ha dato innumerevoli problemi e pagata a caro prezzo....
- Alfa 159 Turbo benzina, il top di gamma, progetto del gruppo Fiat, ce l'ha un altro amico mio, motore grippato dopo 60mila km, cose di questo genere.
- Qualche anno fa, la prima Nuova Opel Astra con motore Fiat, motore grippato dopo 60mila-80mila KM, successe uno scandalo. Per quanto ne so, in seguito il progetto sarà revisionato da Opel e GM...
- La mia vecchia Opel Corsa 1500 TD del 1999 Progetto motore General Motors, MAI e dico MAI nessun problema, oggi ha 220mila KM circa, negli ultimi 3 anni ci ho fatto vacanze in giro per l'Europa percorrendo anche 5mila KM in un mese o poco più, NESSUN problema.


Giapponesi come Toyota hanno avuto qualche problema iniziando a delocalizzare alcuni componenti in Est Europa o Cina ecc., ma il controllo qualità di industrie giapponesi come Toyota o anche Koreane come Hyundai per dirne una, noi ce lo sognamo e su questo Fiat ne esce pesantemente sconfitta.....


E' per queste cose che fondamentalmente la FIAT va male, inoltre bisogna considerare che la perdita occupazionale a causa della delocalizzazione qui come in America, rende difficile ai disoccupati o agli stipendiati da fame, cambiarsi l'auto come erano abituati a fare quando un lavoro ce l'avevano..
Eppure la Fiat ne esce perdente anche in queste considerazioni da crisi economica, poiché le altre industrie hanno venduto molto di più, come detto all'inizio a dir poco circa il 7% in più, con case come Volkswagen che ha venduto nientemeno che 4,5 milioni di auto nel 2010 !
Ma per capire come il crollo Fiat non dipenda dagli addetti alle catene di produzione, basta guardare i dati di vendita e finanziari del gruppo e i fallimenti nei vari obbiettivi che si sono proposti come ci ricorda in modo molto ben analizzato il commercialista Giovanni Esposito in un articolo di AffariItaliani.it e che citiamo fra i link in coda:





La Fiat quindi perde in competitività e qualità di produzione e il problema non sono certo gli operai addetti alle catene di produzione visto che del resto l'inveduto supera il milione di unità...
Il piano industriale è completamente sballato, fallisce tutti gli obbiettivi e si concentra su operazioni finanziarie come ci ricorda lo stesso articolo citato. Fra esse ne citiamo alcune:

« “risoluzione Put option Gm” (1,5 miliardi di euro), cessione della quota “Italenergia” (1,1 miliardi, plusvalenza 0,8 miliardi) , “convertendo” (3 miliardi di euro di debiti convertiti in capitale), “equiti swap”, la quota della news Chrysler che la Fiat ha pagato e pagherà zero (il 20+15% potrebbero valere anche 7 miliardi di euro), spin-off, ecc... »


Il governo, come detto all'inizio dell'articolo, avrebbe dovuto invitare i lavoratori ad uniformare il contratto di lavoro, dare più flessibilità, incentivare controlli sugli abusi incluso la monitorizzazione dei posti di lavoro, dall'altra avrebbe dovuto dire alla Fiat " benissimo vuoi andare via, vai ma le auto in Italia non le vendi più ! ".
In seguito avrei incentivato nuove industrie che volevano investire in un mercato libero di 50 milioni di cittadini.
Da vedere Marchionne che perde uno dei mercati più importanti per la Fiat... bisogna saperli fare gli accordi commerciali e industriali non stare lì a guardare passivamente cosa succede sulla pelle della gente e della nazione.


In quanto a Fiat-Chrysler è bene ricordare come sia esclusivamente frutto di un progetto di politica industriale fortemente voluto dall'amministrazione Obama che lo ha promosso e finanziato nell'ambito della promozione di nuove tecnologie per il trasporto con maggiore risparmio energetico, ma le cui scelte del gruppo sono tutt'ora oggetto di forti critiche della stampa USA.
Questo fondamentalmente perchè come dicevamo poc'anzi, la crisi industriale dell'auto non dipende dalla qualità delle auto né dalla mancanza di domanda potenziale, ma dalla mancanza occupazionale a seguito della delocalizzazione selvaggia e importazione massiccia di prodotti da posti come la Cina.

Per capire la differenza fra il mercato auto Americano e quello Europeo prendiamo General Motors e la produzione della Pontiac G8. Un V8 Americano categoria Berlina, che come prestazioni è simile se non superiore in certi frangenti alla BMW M3 con la differenza che la Pontiac costa circa 30.000 dollari, mentre la BMW 80.000 Euro.
Ora a fronte di questo rapporto qualità/prezzo provate ad immaginare quante speranze possono avere le politiche industriali di Marchionne in America --> ZERO.
E difatti come accennato le critiche non mancano in quanto de facto dipendono dai fondi pubblici stanziati dalla Casa Bianca, una politica socialista inaugurata dall'amministrazione Obama.
L'unica cosa che la Fiat può sperare di piazzare è, a livello di nicchia come status symbol, la nuova 500 che però è un'idea di Lapo Elkan, un po' come la Vespa della Piaggio, ma dubito possa fare molto di più.


Si può capire da soli quindi come i problemi Fiat siano molto più a monte dei lavoratori nelle catene di montaggio, il cui aumento lavorativo non serve neppure per esigenze di produttività visto che l'inveduto ammonta a più di un milione di unità, quanto piuttosto a tagliare il personale di fronte una palese crisi gestionale dell'azienda; incapacità di gestione che è costata al gruppo Fiat anche il comparto di COMAU che da leader mondiale nel campo dell'automazione industriale oggi dopo 10 anni di crisi “non vale quasi più niente...”. Progetti troppo costosi, incapacità gestionale e mancanza di competitività e innovazione ne hanno caratterizzato il crollo. Incapacità gestionale di cui è inconcepibile scaricarne sui lavoratori soli l'onere ad esempio triplicando lo straordinario obbligatorio, a fronte di tale taglio che costringe a lavorare in modo consistente sotto organico...( parte importante del personale Fiat sarà messo in cassa integrazione ). La Fiat Italia dovrebbe solo portare le carte in tribunale e/o lasciare che investitori esteri rilevino il controllo dell'azienda con validi piani industriali e con una buona politica di sviluppo evitando la folle situazione di concentrarci su singoli gruppi come Fiat.
L'accordo con Chrysler punterebbe idealmente anche in questa direzione, ma a questo punto è doveroso che la dirigenza italiana si faccia da parte come auspicato dagli Stati Uniti.



- Le dubbie operazioni finanziarie della Fiat: caso Ifil-Exor



Marchionne poi parla di rilanciare la Fiat negli interessi non solo della Fiat ma del paese. Chissà perchè quando la fiat le fa grosse ledendo il diritto della gente, esce sempre fuori l'interesse del paese. 
Intorno al 2005 circa, la Fiat è in grave crisi finanziaria e sull'orlo del fallimento. Ad un certo punto i mercati sono agitati da operazioni di acquisto, il titolo sale, si pensa all'interesse di qualche importante investitore. Alla fine uscirà fuori che era la stessa Fiat che riacquistava in modo subdolo il suo stesso titolo tramite società off-shore, Ifil ed Exor, perturbando il mercato e truffando gli investitori per 500milioni di Euro, i soldi raccolti da tale capitalizzazione serviranno a Fiat per permettere alla famiglia Agnelli di mantenerne il controllo e ripagare i debiti con le banche. Il titolo ovviamente crollerà nuovamente in seguito poichè non vi era nessuna reale acquisizione in corso.
Il riacquisto delle proprie azioni è detto buy-back ed è vietato in Italia, ma anche lì dove è legale, e chi scrive è d'accordo come negli USA, il mercato non è perturbato in quanto avviene in modo trasparente per gli investitori che quindi sanno che c'è solo una salita tecnica e transitoria del valore del titolo. La CONSOB chiederà più volte a Fiat di dichiarare se sono loro a ricomprare il titolo cosa che non avviene. La Fiat verrà poi condannata dalla Consob per aver perturbato il mercato ( aggiotaggio ) per 500milioni di Euro truffati in borsa con una serie di multe ai vari dirigenti protagonisti dell'operazione per un totale di 16milioni di Euro,  condanna importante come vedremo ma comunque poca cosa rispetto il danno prodotto e lì dove in altre nazioni come gli USA pagano molto di più e si fanno decenni di carcere come nel caso di Madoff famoso presidente del Nasdaq e una delle persone più influenti in America, ora appunto in carcere.
La difesa principale di Fiat anche all'epoca è stata il benessere di Fiat e del paese... da quella vicenda verranno poi fuori alla dirigenza i tre moschettieri Montezemolo, Marchionne ed Elkan. Chi scrive non imputa necessariamente a loro questa vicenda, ma ad ogni modo si vuole indurre seria riflessione sul modo di pensare dell'attuale dirigenza FIAT erede in qualche modo di quel periodo di inefficienza.

Nello scorso mese di Dicembre le dirigenze Fiat, Ifil-Exor saranno poi completamente assolte dal tribunale di Torino perchè non vi sarebbe reato penale come ravvisa anche Giuseppe Berta, docente di Storia contemporanea alla Bocconi, intervistato da Affaritaliani.it e la cui interessante intervista riportiamo per intero fra i link in coda all'articolo. 
Le motivazioni della sentenza ancora non sono note al tempo in cui si esprime Berta, ma la ragione sarebbe a detta di Berta per il fatto che le rimostranze della Consob sono esclusivamente di tipo amministrativo e non hanno quindi, aggiungiamo noi, rilevanza probatoria penale al contrario ad esempio di quanto accade negli USA con la SEC, l'organo di controllo della finanza, della borsa e dei mercati degli Stati Uniti ove le rilevanze della SEC hanno anche valore probatorio penale.
Diciamo questo perchè in sostanza Berta cercando di spiegare le ragioni della sentenza denota il caso Ifil-Exor come una "semplice" mancanza di informazione, in questo caso il buy-back, che viola un regolamento amministrativo, ma del resto è proprio questa mancanza di informazione che denota la perturbativa del mercato. Perturbativa senza la quale la Fiat e meglio la famiglia Agnelli di allora non sarebbe mai riuscita ad attirare così tante risorse finanziarie di capitalizzazione, perchè nessuno mai avrebbe investito così tanto su un buy-back.. risorse necessarie non tanto per mantenere il controllo, per quello bastava il buy-back, ma piuttosto per pagare i debiti con le banche, ragion per cui la notizia è stata taciuta così a lungo,  nonostante le ripetute richieste da parte di Consob, lasciando credere ad un'acquisizione e quindi concretizzando la perturbativa di mercato.

Tutto questo per capire come funziona la finanza e la magistratura italiana. E poi si ha il coraggio di dire che le regole finanziarie mancano se quando ci sono vengono comunque sistematicamente ignorate nei tribunali.

In conclusione, nonostante tutto, Marchionne non ha sempre torto, quando per esempio dice che l'Italia corre seri pericoli occupazionali, e che è necessario ridare credibilità non solo a Fiat ma al paese, oppure che deve rendere conto anche ai suoi partner americani e a sua volta all'amministrazione Obama che li finanzia, ma come visto sin'ora non è certo rinunciando a importanti diritti che rilanceremo la nazione o le nostre nazioni, ma difendendoli e proteggendoli insieme alla nostra economia di libero mercato e libertà.
E non è semplicemente tagliando solo gli stipendi ai dipendenti che rilancerà Fiat, ma migliorando la qualità di produzione e quindi il numero di vendite.
E' anche vero però che la scarsa flessibilità rende difficile per un' azienda effettuare tagli al personale a seconda delle varie strategie di mercato e che quindi ha moltiplicato i contratti precari poichè gli unici a concedere un pò di flessibilità nel mercato del lavoro, così come l'assenteismo è un problema non da poco nel nostro paese, tutte cose che rendono poco appetibile gli investimenti nel nostro paese. Flessibilità però non significa ripetiamo ancora una volta, abolizione di diritto.

Sempre approposito di industrie auto americane, di GM ricordiamo come abbia concretizzato il rifinanziamento di Opel, che tutto sommato stia meglio di quanto si pensava e che Ford non abbia chiesto neppure un dollaro al governo a dimostrare che chi lavora bene non si trova  poi nelle condizioni di Fiat.


- Links, video e approfondimenti dell'ultima ora

Qui di seguito alcuni video in merito gli argomenti proposti e links con alcune fonti di approfondimento.

Per maggiore completezza e dovere di cronaca riportiamo anche nel seguente link le ultimissime dichiarazioni di Marchionne in merito agli obbiettivi preposti per il futuro dell'azienda. Includere e adattare i progetti qualitativi di Chrysler può essere un'opportunità, rimane solo da vedere se alla fine la stessa dirigenza che sin'ora ha fallito, riuscirà questa volta, magari facendosi sempre più da parte rispetto le controparti Americane, a tirare fuori qualcosa di positivo:

http://video.sky.it/videoportale/index.shtml?videoID=753790439001


In America però è doveroso ricordare che di fronte situazioni del genere sono stati decurtati anche bonus e stipendi dei manager come ovvio. Per la Fiat, ma anche casi come l'Alitalia invece ??


Se questo non vi basta come risposta...?!
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/12/lo-stipendio-doro-di-marchionne/86015/


L'intervista a Berlusconi. La 3a risposta è sulla situazione internazionale, il futuro dell'Europa e la concorrenza con i mercati asiatici:




Alla luce dell'analisi dei fatti, possiamo considerare questa che segue una buona e interessante ricostruzione del caso Ifil-Exor da parte della produzione di Annozero. Del resto FIAT nasce e rientra ad ogni modo negli assetti politico-finanziari della sinistra italiana e da parte di Annozero ravvisare quindi in questo caso se non altro una certa autocritica nella propria area di appartenenza. Questa è la prima parte:




seconda parte:




terza parte:













http://video.sky.it/videoportale/index.shtml?videoID=749950279001