La
grande vittoria dei Repubblicani segna la storia della Presidenza
Obama e non solo. E segna anche dei record, uno dei quali è la
perdita della rielezione del governatore dello stato di appartenenza
del Presidente, come non accadeva dalla fine dell'800.
Nonostante
questo Obama saluta il nuovo Congresso a maggioranza Repubblicana e
attende di poter collaborare con esso. Seppure criticabile la sua
amministrazione come anche noi abbiamo fatto, e seppure forse un po'
restio ad accettare la bocciatura politica, crediamo sia sincero
sotto questo profilo. L'America negli ultimi 10 anni è stata sin
troppo divisa politicamente, al punto di impedire delle volte un sano
confronto democratico come mai era accaduto in precedenza, al
riguardo Pat Buchanan analista politico Repubblicano ha scritto un'
interessante analisi in un suo libro qualche anno fa. E questo con un
Congresso spaccato a metà ha di fatti segnato la capacità ed
efficienza legislativa e governativa Americana dal 2006 in poi in cui
lo stesso Bush si trovò bloccato dal prendere alcune misure
importanti nei riguardi della crisi economica, come non riuscire a
contenere la bolla creditizia immobiliare di Fannie e Mae nonostante
la sua denuncia al Congresso.
Il
Presidente degli USA è il Presidente di tutti gli Americani, e non
solo a dire il vero. Per cui esso rappresenta tutta l'America e il
mondo libero. Avere un Congresso a maggioranza secca, in questo caso
Repubblicano, permetterà più agevolmente, come lo stesso Obama ha
detto, di presentare e varare leggi al Presidente e di approvare
determinate politiche. Un Obama del resto che ha sì perso per
evidenti mancanze, diciamo così, della sua amministrazione, ma che
ha tuttavia anche criticato la sua base elettorale su certe
questioni, ad esempio di politica estera che è una delle cose su cui
più è stato bocciato, oltre che per questioni di economia interna.
Viene
fuori quindi dalle elezioni un'America molto più forte e
determinata, spetta ora ai membri del Congresso fare quello che gli
Americani chiedono e ciò che è bene per il paese e il mondo libero,
nell'affrontare le sfide geopolitiche del 21° secolo con altrettanta
forza e determinazione in difesa della libertà. Torna così in questo caso la vecchia e classica America che boccia le derive eccessive e in alcuni casi persino antiamericane prese dai liberals del partito democratico.
Nel
frattempo restando in politica estera, forse per effetto del nuovo Congresso, la Presidenza Obama ha appena aumentato la presenza militare nel Golfo intensificando i raid aerei
e inviando 1500 “consiglieri militari” per affrontare la minaccia
del Califfato Islamico in Iraq e Siria in quello che è un teatro
destinato ad acuire ulteriormente le tensioni fra le principali potenze regionali.
1500 soldati quindi, ancora pochi per quanto ci riguarda, ma ci
torneremo sulla vicenda.
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