Debito Pubblico Italiano

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mercoledì 11 aprile 2012

L'Ikea produce in Italia: il protezionismo funziona !


Era solo lo scorso Luglio 2011, quando per l'ennesima volta Ikea, multinazionale Svedese del mobile low cost made in China, si vedeva ostacolata nel continuare ad aprire punti vendita in Italia. Prima la Toscana, poi Torino e così via. Molti, anche Ikea, sbraitavano sugli investimenti persi dei supermercati e posti di lavoro mancati di qualche centinaio di dipendenti ( circa 250 ) per punto vendita, altri invece giustamente pensavano a quelli molti di più persi in termini di produttività, occupazione e ricchezza effettiva che finiva in Cina, e al massimo in Svezia ( patria di origine di Ikea ), lasciando povertà e migliaia di disoccupati, milioni se consideriamo gli effetti della crisi in Europa a causa di tale fenomeno in generale, 60 milioni circa per essere più precisi....

E' evidente che Ikea non sposti alcune produzioni in Italia per buonismo, ma perché “qualcuno” ha iniziato a fare una politica migliore più protezionista, rifiutando o creando ostacoli ad aziende come Ikea che fabbricano in Cina e vendendo qui a danno di un importante settore produttivo italiano, un fenomeno in crescita nel nostro paese, come infatti successo nei casi a cui prima accennavamo, del resto se il governo centrale è inutile è bene che il territorio si organizzi da solo tramite le autorità e amministrazioni locali; inoltre la gente, almeno in parte, sta iniziando a capire che deve favorire il made in casa nostra se vogliamo salvarci, senza contare la qualità maggiore rispetto la Cina altro punto nodale.

C'è inoltre anche un fenomeno di riallineamento dei costi, incluso i trasporti, che non rende più la Cina poi così appetibile come un tempo, questo almeno da parte Americana dove si è iniziato a parlarne.

Fatto sta che abbiamo urgente bisogno di una politica più protezionista, ci stiamo deindustrializzando e subiamo già dumping e guerra commerciale da alcune economie emergenti, Cina in testa.

Ikea in altre parole viene in Italia per una ragione simile al motivo per cui altre aziende come Fiat vanno a produrre in Brasile che ha dazi sull'importazione di auto del 30% ( il mercato brasiliano è importante per Fiat ), oppure perchè RIM va a produrre in Argentina, ossia la necessità di produzione in loco per avere accesso a tale mercato a causa di barriere doganali, comuni all'intera area Mercosur, nel nostro caso saggiamente poste per vie traverse da amministrazioni locali, barriere necessarie a causa della diversità delle varie economie nazionali nel mondo, e i forti squilibri della globalizzazione che continuano ad alimentare la crisi economica, senza contare l'assenza di una vera forma di governo globale. Una banalità eppure.... insomma c'è davvero da fare i complimenti ai presidenti delle Regioni Toscana e Piemonte, Enrico Rossi (Pd) e Alberto Cota (Lega Nord), che hanno lavorando ufficialmente per trovare “una soluzione alternativa”. Naturalmente sappiamo tutti com'è andata ed è questo il successo di una politica protezionista, ( ovviamente è sottinteso moderatamente protezionista ) diretta da sagge presidenze regionali.

Il mercato Italiano è del resto un mercato particolarmente appetibile per la multinazionale svedese che nell'anno fiscale 2010/2011 ha fatturato in Italia 1,64 miliardi di euro ( +6,5 rispetto ai 12 mesi precedenti), pari al 6,6% del fatturato globale del gruppo ( 24, 7 miliardi di euro ).

Il discorso è quindi banale, vuoi ancora accedere a questo mercato ? Vuoi espanderti in questo mercato ? Benissimo vieni a produrre qui, investi concretamente. Dopotutto almeno per quanto riguarda la Lega Nord in persone come Cota, ma non solo, non si è nuovi a politiche economiche di successo nelle trattative con le grandi aziende, e questo al di là di tutte le polemiche di questi giorni sulla Lega Nord ove giustamente espresse; ma per carità non buttiamo via il bambino con l'acqua sporca. Il protezionismo ( intendiamo sempre moderato, ossia non isolazionismo ) funziona e, come se poi ce ne fosse bisogno, questa è la prova evidente davanti ai nostri occhi. In altre parole fare politica economica funziona, piuttosto che rimanere a guardare, laisser faire, criticato anche ma non solo, è bene dirlo, da Friedrich August von Hayek economista austriaco/britannico paladino del libero mercato, ma non del laisser faire tipico del free trade ( libero scambio internazionale ).

Unica perplessità il vantato, da Ikea, prezzo concorrenziale delle ditte fornitrici Piemontesi; difficile stimare al momento sino a che punto considerare la cosa veritiera, quanto non piuttosto un effetto della minore convenienza di lavorazione in Cina, per qualsivoglia ragione..... Si perchè è questo il punto, la Cina è risultata meno appetibile perchè aumentati i costi, siano essi dovuti al costo del lavoro, del trasporto o di dazi doganali che vanno a riallineare l'offerta sul mercato interno in Italia, di fondo cambia poco. La produttività in Piemonte è in ogni caso un successo delle politiche protezioniste come visto e certamente una politica protezionista più decisa e ferma da parte del governo centrale avrebbe fatto spuntare alle nostre aziende commesse ancora più convenienti e del tutto accettabili dalla multinazionale che ha tutto l'interesse a continuare ad investire in tale mercato. Peraltro tipico esempio gli USA che pur sono sempre stati piuttosto protezionisti specie prima della WTO, un forte liberismo interno garantisce in egual modo competizione, libero mercato nazionale e progresso.

Così alla fine mentre gli inutili e costosissimi burocrati Europei sbraitano contro il protezionismo Brasiliano, l'Eurozona cola a picco come risultato dell'affossamento della nostra economia, mentre le economie emergenti come il protezionista Brasile o la Cina e altri, crescono. Certo, le difficoltà cui va incontro la Cina testimoniano dello scontro con il forte socialismo interno e problemi di risorse, mentre il governo Brasiliano invece si allea con le libere industrie Brasiliane e rulla come un treno, favorendo anche l'emigrazione di manodopera specializzata dall'Europa verso il Brasile: il protezionismo funziona, ma questo lo sapevamo già, secoli di storia economica ce lo testimoniano, così come ci testimoniano delle politiche colonialiste dei fautori del cosìdetto “free trade”, peccato che i Brics e il Nord Africa non ci stiano a fare le colonie o solo gli agricoltori.


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