Debito Pubblico Italiano

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mercoledì 15 giugno 2011

Referendum Italia: come ti suicido una nazione


Analisi breve a caldo del voto sui quesiti referendari cosìdetti “acqua” e nucleare in Giugno 2011



La notizia è di quelle che si commentano da sole, per cui invitiamo a leggerla con attenzione, incluso le procedure di infrazione dell'Unione Europea a cui andremo incontro a causa dell'abrogazione della legge Ronchi sul mercato dei servizi e delle infrastrutture poiché si determina una mancanza di concorrenza. In particolare degna di nota come il comportamento della mancanza di profitti dagli investimenti allontanerà per l'ennesima volta investitori e finanziatori dal nostro paese. Problema che non riguarda certamente solo i servizi idrici, ma anche quelli elettrici, stradali, ferroviari, bus, internet, telecomunicazioni ecc. ecc. la cricca degli affaristi politicizzati degli appalti pubblici a spese del contribuente in altre parole ha detto no.

Edit: "La conferma ci arriva il giorno stesso da un'ottima analisi del Sole24 ore, ma vista solo dopo la redazione e pubblicazione del presente articolo e che riportiamo anche fra le note in coda."

Che dire non possiamo che congratularci con il bestiame, circa 27milioni di pecore, che hanno relegato la nazione e soprattutto le sue infrastrutture e l'approvigionamento energetico al livello medioevale attuale per i prossimi 30 anni, se non peggio visto l'allarme appena lanciato da Federutility, la federazione delle aziende idriche ed energetiche che raccoglie il 95% dei gestori dell'acqua che rischiano di fallire in tutta Italia con le conseguenze per i portafogli degli Italiani che potete immaginare. Tutto questo fondamentalmente per le poltrone di Bersani, Di Pietro e Vendola a cui aggiungiamo anche alcuni “luminari” del centro-dx.

Inutile dire che, con il terzo debito pubblico del mondo ad un passo dalla bancarotta nazionale e con deficit energetico dell'80% circa, bilancia commerciale altrettanto avversa e crescita prossima allo zero, è una follia pensare ad alternative al nucleare e agli investimenti privati nel comparto delle infrastrutture continuando ad alimentare le lobby affaristiche di d'Alema, Bersani, Prodi and co. sia da un lato che dall'altro del Parlamento, alternative che peraltro risultano non sostenibili né tecnologicamente né tantomeno economicamente.
Il popolo Italiano si è diretto come pecore al macello senza neppure sapere cosa votava, semplicemente nella maggioranza dei casi per votare contro Berlusconi. Ma allora sarebbe bene prendere il referendum per quello che è realmente ossia un voto politico, perché diversamente significa che gli Italiani hanno scelto di suicidarsi loro e i loro figli e nipoti per i prossimi 30-40 anni almeno e nessun governo degno di questo nome, può assecondare certe cose. Anzi al contrario una forma seppure minimale di governo serve proprio a sopperire alla mancanza di competenze tecniche del cittadino medio ed intervenire nel merito in modo opportuno, informandolo a dovere. In altre parole il popolo non ha il diritto di suicidare la nazione con un referendum, non fosse altro per il rispetto di quegli altri 30-40 milioni di cittadini che la pensano diversamente e che magari hanno scelto di starsene a casa.

Inutile dire che investimenti privati nelle infrastrutture significa posti di lavoro virtuosi e produttivi, non a spese dello stato, che attirano altri investitori, alimentano il commercio, aumentano il gettito fiscale, portano sviluppo e crescita. Ricordatevelo quando finirete in cassaintegrazione o aumenteranno i costi per la bolletta elettrica, le tasse e i tagli per coprire il deficit su livelli oramai allarmanti e sempre più insostenibili che vedono in questi giorni l'allarme della banca di Italia sul debito pubblico; ricordatelo quando per colpa anche delle bollette della luce sarete costretti a chiudere il vostro negozio, minimarket che sia o la vostra azienda.

Da notare poi come persino nazioni fondamentalmente ricche di petrolio e gas come Algeria e Arabia Saudita, investono sull'energia nucleare in prospettiva futura non vedendo nessuna alternativa sostenibile. Eppure lì il sole non manca.... e non per le bombe perché dal MOX le bombe non ce le fai... a dire il vero neppure dall'Uranio che si mette nelle centrali atomiche, servono speciali centrifughe e laboratori per l'arricchimento dell'Uranio grezzo e che non trovi proprio nel supermercato come quelle che ha l'Iran per intenderci. Per arricchire il Plutonio poi non ne parliamo è ancora più complessa la cosa e infatti sia l'Iran che la Corea del nord hanno arricchito Uranio non Plutonio che per altro è sotto ferrea osservazione da parte della IAEA... In altre parole il nucleare civile non c'entra niente con quello militare, sotto quest'aspetto Ahmadinejad ha ragione, se non fosse per le particolari centrifughe per l'arricchimento dell'Uranio che hanno, e che sono adatte a fare bombe atomiche e non solo Uranio per le centrali che invece richiede centrifughe meno sofisticate di quelle che possiede l'Iran, senza considerare il rifiuto di utilizzare MOX.

Fanno piuttosto ridere poi le dichiarazioni sulla continuità della ricerca, quasi per acquietarsi la coscienza. E' bene osservare dunque che senza l'industria nucleare non puoi continuare proprio niente. Manca in primis l'energia che dovresti importare in massa a costi esorbitanti, poi manca l'appoggio dell'industria privata specie quella nucleare senza la quale non vai da nessuna parte e devi importare tutto, infine manca la tecnologia e la formazione del personale. Non è un caso infatti che la ricerca sia sui reattori di 4a generazione che sulla fusione ITER è in Francia. Non è neppure un caso che il principale laboratorio di ricerca in fisica delle particelle con uno dei più grandi acceleratori di particelle del mondo sia in Svizzera ossia il CERN di Ginevra servito dall'energia nucleare Svizzera e Francese. Rinunciare al nucleare significa condannare a morte la fisica nucleare in Italia. Fra poco è capace che chiudono pure i laboratori nazionali di Frascati per le bollette dell'energia...

Che dire ai posteri l'ardua sentenza, da parte nostra ribadire il ruolo piuttosto politico del voto sul Referendum fatto in Italia che vede sostanzialmente il voto abrogativo di PD e IDV e tantissima gente che non sapeva neppure cosa stava abrogando. Promuovere quindi una forte campagna di informazione sull'energia nucleare e sulla liberalizzazione del mercato e riproporla attraverso il prossimo voto in parlamento a breve o con il prossimo partito eletto. Avendolo in programma l'approvazione sarà implicita.
Chiediamo quindi a gran voce la liberalizzazione vera dell'economia, del mercato delle infrastrutture e l'adozione piena del Capitalismo di Libero Mercato che ci avrebbe già dato uno sviluppo notevole incluso il bellissimo ponte di Messina, autostrade, porti, centri direzionali, infrastrutture, sviluppo urbano, grattacieli, lavoro, soldi ecc. ecc. per quella che dopotutto è la Honk Kong d'Europa, l'Italia e il suo bellissimo Sud al centro del Mediterraneo !



                               Ipotesi di Progetto del Ponte di Messina

Aggiornamento:
L'allarme dell'Unione Petrolifera sull'aumento dei costi per il comparto dell'energia, prevede per il 2011 un aumento di 10 miliardi di euro, costi che peseranno sui già provati conti dello stato e la nostra economia e in definitiva sulle nostre tasse e bollette energetiche. Alla luce di quanto accade evidenziamo maggiormente il suicidio derivante dalla rinuncia insostenibile dell'Italia al nucleare.



Riteniamo imprescindibile una riunione straordinaria del governo per mettere insieme una commissione d'urgenza sulla politica energetica per modificare e rivedere le norme sullo sviluppo dell'energia nucleare in Italia, tenendo conto dello status legale che dall'abrogazione non fa altro che riportare la situazione come in precedenza alla competenza regionale.
Per altro i commi abrogati eliminano anche la possibilità di ricerca in tema nucleare, sicurezza, sviluppo diversificato delle fonti energetiche e quant'altro.

A fronte di tutto questo e di quanto diciamo da tempo ci sembra inoltre quantomai fuorviante parlare di un benessere Italiano che non c'è e che vede sempre più in crisi anche piccoli imprenditori, microimpresa, professionisti, passando la palla alla media imprenditoria che vede quindi eroso il mercato interno dei suoi potenziali clienti per stagnazione dell'economia e la grande impresa che invece scappa letteralmente dall'Italia insieme a tutti i potenziali investitori.


Fonti: