Debito Pubblico Italiano

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venerdì 10 settembre 2010

Bruciare un libro giustifica violenze contro di noi ?



Dalle parole di Frattini verso la giusta condanna del rogo di 200 copie del Corano in un atto dimostrativo da parte del reverendo Jones in Florida giunge un'allarmante riflessione sulla debolezza di tutto il mondo Occidentale e che dimostra cmq a priori alcune se volete "ragioni "di questo discutibile atto dimostrativo. Bruciare un testo, fosse anche il Corano, può giustificare violenze di massa contro di noi ? Ovviamente no. Per quanto condannabile, e chi scrive come molti di voi che leggono condanniamo la bruciatura del Corano, beh è altresì vero che non è accettabile nessuna forma di giustificazione di nessun tipo verso atti di reazione violenta del genere. Se reagiscono così per un libro bruciato cosa dovremo fare allora noi verso tutte le violenze che i Cristiani subiscono nei paesi islamici come nel Sud-est asiatico ? Dovremo bombardare nuclearmente l'Indonesia o il Nord dell'India per gli assalti alle Chiese, per le croci e i Vangeli bruciati e i preti e suore uccisi brutalmente e le persecuzioni e persino omicidi verso coloro che dall'Islam si convertono ad altro credo o cmq vogliono vivere in modo diverso e meno integralista come tante donne perseguitate ??? ?

Ovviamente no e questo dimostra la differenza fra la nostra cultura e quella di chi reagisce in questo modo in molte enclavi islamiche di mezzo mondo. Questo dimostra come l'Occidente deve tirare fuori i propri "attributi" e avere il coraggio di condannare prima di tutto le reazioni violente, avere il coraggio di dire che tali persone non devono avere nessun tipo di rapporto con noi, politico, istituzionale, sociale, culturale ed economico, che non hanno diritto a niente nelle nostre nazioni se non al carcere. Sento mezzo mondo condannare un reverendo per la sua libera espressione, nessuno che condanna violenze inaudite da parte del mondo islamico contro la nostra libertà. Bisogna tagliare molti ponti con le economie degli stati fondamentalisti, anche se ci fanno comodo ci portano via ogni libertà come è ampiamente chiaro da quanto vediamo oggi. Tali nazioni dovrebbero decidersi una volta per tutte se vogliono relazioni con noi o meno. Da parte nostra non dovremo tollerare più certe ipocrite politiche sia da parte nostra che loro.

Guardate come si sono ridotte nazioni come l'Inghilterra orgogliose della libertà di espressione e oggi con la paura di criticare ogni cosa che possano fare gli islamici fosse pure Bin Laden fra poco, in modo simile la Francia che però grazie al governo Sarkozy quantomeno ha promosso azioni come il bando del Burka e ha preso una coraggiosa politica di espulsione che andrebbe estesa anche in altri casi vista l'immobilità e l'inutilità della UE in materia di politica sociale, economica e quant'altro. Le politiche multiculturaliste di stampo socialista sovietico sono state sempre un disastro e rischiano di portare ad inevitabili scontri civili. Ciò che possiamo dire è che chi vuole uno stato islamico non dovrebbe venire in Occidente, così come chi lo vuole Cristiano non dovrebbe andare in India.

Fermo restando la libertà di religione e di culto, ogni nazione dovrebbe conservare e difendere la propria libertà e la propria storia e cultura evolvendo verso la democrazia e la libertà e il diritto nel caso non sia sufficiente.
Se accettiamo di ridurre la nostra libertà di espressione abbiamo già perso e hanno già vinto loro. Per cui ribadiamo con forza prima di tutto la condanna verso le reazioni violente del mondo islamico, non sono accettabili e vanno respinte con tutta la forza e il potere del mondo cosìdetto "Occidentale", che include ovviamente anche nazioni orientali più liberali sotto questi aspetti.
Per il resto sposiamo anche il discorso di Obama in cui volge un raro apprezzamento verso le politiche di Bush nel dire che il nostro nemico non è l'Islam, ma i terroristi e il fondamentalismo. E' vero, ma anche il mondo islamico, incluso i relativi governi, dovrebbero sforzarsi di più nel condannare tali atti, purtroppo dobbiamo constatare che, forti anche dei finanziamenti in tal senso delle nazioni arabe, cresce l'integralismo islamico e sono sempre meno le voci moderate alle quali cmq ci uniamo, mentre le nostre città sono assaltate e assediate dal fondamentalismo islamico crescente.

In virtù anche di questo nonostante le buone intenzioni, è da ritenere inopportuna una Moschea a Ground Zero sulle rovine delle Torri Gemelle rase al suolo da un attacco islamico-fondamentalista di Al-Qaeda e che tutto il mondo vedrebbe come la Moschea eretta sulle rovine di Constantinopoli in cui per la prima volta comparvero i minareti come simbolo di conquista e controllo politica. Troppo forte è tale associazione e il dolore ancora presente per quella tragedia e con forza rispondiamo a Obama e l'Imam moderato che l'ha proposta che la libertà religiosa può essere rispettata lo stesso spostando il progetto almeno qualche isolato di distanza in un'altra zona. Devono sforzarsi di capire, cosa penserebbero se noi erigessimo una Chiesa rulle rovine eventuali della Moschea di Al-Aqsa o simile ?

Ciò che però sarebbe bello e opportuno è un memoriale eretto a Ground Zero e offerto dalla comunità islamica di NY e d'America in ricordo delle vittime dell'11 Settembre 2001 e contro il fondamentalismo islamico. Sarebbe da proporre questo anzichè insistere con la Moschea.


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lunedì 6 settembre 2010

Fini, Marx e la massoneria globalista 2

Volente o nolente ignoranza di imporanti equilibri geopolitici

Integriamo con queste ulteriori considerazioni tratte dall'ultimo discorso di Fini tenuto a Mirabello in occasione della festa del tricolore. Mirabello città simbolo della destra Italiana in quanto luogo da cui Almirante celebrava la nazione. Collegamento però contestato dalla maggioranza dei più fedeli della destra e di Almirante che non mancano di esporre il proprio disappunto anche in occasione del discorso precedente da Rutelli. Alternativa quella Finiana che oltre a portare il merito di una "concorrenza" che in politica fa sempre bene come nel mercato,  denuncia però la volente o nolente ignoranza di importantissimi e fondamentali equilibri geopolitici indissolubili da qualsivoglia politica alternativa di governo in quanto la situazione Italiana dipende fondamentalmente da essa molto prima che dalle scelte dei singoli politici e dal governo nazionale.
Lasciando da parte il dibattito interno, il gossip elettorale e la campagna elettorale appena iniziata ci concentriamo su alcuni di quei punti che, insieme a quanto detto nell'articolo precedente, lasciano capire come il vero cambiamento politico non verrà con Fini così come non verrà con questo governo se non continua a rivendicare una maggiore indipendenza nazionale. Essenzialmente il suo discorso si colloca in area centrista verso il terzo polo e più di una persona lo ha definito il nuovo De Mita, politico italiano della prima repubblica molto famoso per le sue polemiche.

Fini quindi anche qui continua nella sua politica globalista, cita la Germania e come anche Draghi auspica la nostra imitazione della Germania. Ben ha osservato in sostanza ieri Tremonti  al forum Ambrosetti di Cernobbio sulla crescita industriale come tale affermazione non sia altro che la scoperta dell'acqua calda ( dichiarazioni da bambini avrebbe detto il ministro Tremonti secondo quanto riportato dai media, ma il senso è quello ). In altre parole certe affermazioni lasciano il tempo che trovano, sono dichiarazioni semplicemente sensazionalistiche che ignorano le vere cause e le vere questioni geopolitiche che sono alla base della situazione politico-economica Italiana e non solo.
Secondo Fini inoltre se anche la Germania trema di fronte la Grecia, come potremo quindi pretendere di andare da soli e affrontare da soli tale crisi ? La questione è semplice se non si sposa la propaganda social-globalista. 
La Germania trema  di fronte la Grecia  perchè la Germania spende 1/4 del suo Pil solo per la spesa sociale, Pil che si ripaga dall'export verso il resto dell'Europa non diversamente da come faceva l'Inghilterra colonialista di fine '700 in America. La Germania trema perchè il suo conto lo paga mezza Europa verso cui fondamentalmente oggi esporta in quanto l'export cinese, tanto promosso anche dalla UE sta tagliano fuori l'export globale delle altre nazioni. La Germania trema perchè se le altre nazioni europee diminuiscono l'import di beni e servizi dalla Germania, questa andrà in crisi peggiore dell'attuale. Ecco il risultato della politica socialista in Germania ossia l'indebolimento strutturale dello stato sociale e dell'economia tedesca. Non a caso come più volte abbiamo ricordato, Tremonti nel suo ottimo libro, Rischi Fatali, denuncia come fu la Germania di Schroder in accordo con Prodi e d'Alema a fare pressioni perchè paesi come l'Italia entrassero nell'Euro in quanto diversamente la nostra moneta sarebbe stata troppo competitiva. Sì, un'Italia competitiva, una Grecia competitiva non era nei piani del socialismo germanico e della UE. La Grecia quindi da una crescita economica del 3,5% l'anno, viene lasciata invadere da pesanti flussi migratori, colonizzata con la prigione dell'Euro e ridotta a protettorato tedesco. In modo simile altre nazioni come Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda ecc. subiscono i nefasti effetti delle politiche UE incentrate sull'Euro e sulla Germania dei socialisti europee che mandano all'aria anni di crescita tedesca ed europea sotto il governo di Helmut Khol.
In altre parole la crescita della potenza industriale Italiana e non solo, non trova i favori della Germania socialista che ha puntato tutto sull'export in Europa e aumentato in modo sconsiderato la spesa sociale.
Queste sono le ragioni per cui l'Italia oggi non è come la Germania, non perchè non si vuole, ma perchè ci sono forti interessi, equilibri e pressioni internazionali che minano lo sviluppo dell'intera penisola, perchè l'Italia al centro del Mediterraneo come ben capi a suo tempo Enrico Mattei,  come era nelle intenzioni anche di Napoleone e non solo lui, ha tutte le carte per tornare ad essere superpotenza nel mediterraneo come la Roma dell'antichità.

Fini cita ancora il modello tedesco per il mercato del lavoro. E' doveroso però ricordare che la flessibilità nel mercato del lavoro, la compensazione di liquidità sui licenziamenti e la promozione del lavoro flessibile come in Germania e nel resto d'Europa, in Italia è stata ostacolata principalmente dai sindacati e dalla politica di sinistra che dai tempi di d'Alema e poi Prodi gli ha regalato i co.co.co. e il precariato. Una certa parte della destra conservatrice italiana ci ha provato, con la Riforma Biagi, ma si è scontrata con forti resistenze di sindacati e manifestazioni di piazza. oltre che l'assassinio dello stesso Biagi. Chi scrive pensa però che avrebbero dovuto continuare con quella stagione di riforme poi colpevolmente abbandonate o quasi nonostante una grande maggioranza parlamentare.

Concludendo Fini per le ragioni sin qui esposte non costituisce una reale alternativa per l'Italia, non con quanto detto sin'ora, il suo abbraccio oserei dire totale delle politiche globaliste ed europee rivelano una mancanza di proposte e idee concrete per il rilancio dell'Italia pressata da una geopolitica Europea a dir poco ostile, l'appiattimento su posizioni neutre e in definitiva una posizione piuttosto opportunistica.
Seppure alcune sue idee possano essere senz'altro condivise come il rispetto della legalità,  la sua posizione in totale manca di sostanza ed evita di toccare le questioni più importanti per il rilancio del paese, in poche parole fumo negli occhi per un elettorato che in questo modo non riuscirà mai a cambiare il suo status nazionale in quanto le vere questioni sono dibattute altrove su un piano più alto. Fini più che all'elettorato è rivolto alle elite globaliste.

domenica 5 settembre 2010

Fini, Marx e la massoneria globalista

 Commento al discorso di Fini al raduni di Alleanza per l'Italia, neo partito di Rutelli del 4 Settembre 2010



Il discorso di Fini è ambivalente, da un lato parla di cose piuttosto giuste come la necessità di limitare lo scontro politico ad un sano confronto di idee per il bene comune del paese, dall'altro però porta idee lontane dai valori tradizionali della destra e del popolo conservatore e che tenta di mettere in bocca agli Italiani dando a loro le colpe di una mancata integrazione, come se dovessimo essere noi ad integrarci con gli immigrati che vengono qui e non il contrario. E' certamente vero che il confronto internazionale e gli scambi culturali e commerciali portino reciproco giovamento. Ma che forse in Italia siamo carenti di scambi culturali e commerciali ?  Nonostante i problemi che pure abbiamo evidenti, non direi proprio. Così come certamente non mancano ai Francesi, agli Inglesi, ai Tedeschi, agli Americani, ai Canadesi, agli Australiani e così via. Semplicemente tutto questo non significa però rinunciare alla propria identità, alla propria cultura ecc. Seppure avessimo una federazione liberale globale, come un giorno probabilmente avremo, è legge naturale degli uomini da centinaia di migliaia di anni, il ritrovarsi e raggrupparsi con i propri simili.

In realtà più che decidere fra la globalizzazione e chissà che cosa visto che c'è quasi una censura su ogni possibile alternativa alla globalizzazione, a questa globalizzazione, la scelta è fra i ghetti e gang sul modello Los Angeles oppure l'autodeterminazione dei popoli sul modello della Costituzione degli Stati Uniti, di cui pure Los Angeles fa parte ad ogni modo, che riconosce livelli importanti di autonomie e indipendenza anche alle comunità locali. Comunità locali indipendenti che si ritrovano federandosi intorno la bandiera e la costituzione USA per il comune interesse. Comune di chi ? Delle comunità locali, dei popoli e degli individui come indicato dalla costituzione, l'opposto della marxista aleatoria definizione di collettività e quindi del collettivismo moderno a cui assistiamo oggi.

Fini si chiede se la patria sia solo la terra dei padri  ? Se possa mai essere solo legata al territorio ? La patria è anche dove si è nati e soprattutto dove ci si integra e dove si rispetta il paese, dove ci si indentifica con la cultura di quel paese essendo quindi anche la nostra.
Se io voglio andare a vivere in una nazione, voglio potermi e dovermi meritare la cittadinanza di quella nazione perchè sia la mia patra, non voglio che sia un regalo. Sarò un cittadino di quella nazione, non un colono. Sudarmi la cittadinanza, significa accettare la cultura di quella nazione. Significa rispettarne l'identità, significa andare in quella nazione rispettando le persone che ci stanno, amando la sua cultura, farla mia, divenendo uno di loro pur senza necessariamente rinnegare le mie origini e la mia essenza, ma facendo di essa una nuova patria. Diversamente più che un cittadino, sarò un colonizzatore nel senso peggiore del termine o meglio un conquistatore.

I confini poi esistono, non fosse altro per la geografia naturale che da secoli ha determinato i confini fra i vari popoli europei e non solo. Basti pensare a cose come le Alpi o il Reno e il Danubio..
L'autodeterminazione dei popoli è un diritto fondamentale dell'umanità conquistato nei secoli e che certamente nessuno vuole sacrificare sull'altare della globalizzazione; è solo per questo che l'UE zoppica non perchè manca di coraggio, ma perchè è lontana dalla gente. E forse, paradossalmente, è persino meglio che sia così, caudicante perchè diversamente sarebbe una dittatura violenta e repressiva come è sempre accaduto nella storia con l'imposizione di certe ideologie più o meno vicine al socialismo internazionale di cui parlava Marx e prima ancora di lui entro certi gradi le logge massoniche del grande oriente del rito Menphis, tradizionalmente piuttosto anti-cristiane e anti ebraiche, che pure Marx conosceva e di cui frequentava i salotti, logge che pure spinsero nel nome di fanatiche ideologie i massacri della Rivoluzione Francese, le rivolte della comune di Parigi e così via... in modo diametralmente opposto a quanto accadde negli Stati Uniti dove infatti vi era una maggiore influenza dei valori Cristiani e dove seppure massoneria vi fu, fu quella del rito Scozzese antico, tradizionalmente filo-cristiana e giudeo-cristiana e dove pure ci si battè per la libertà,  i diritti e l'indipendenza di una nazione di individui.

Capire queste cose è fondamentale per capire le forze all'origine dello scontro nell' ambito della politica globale del 3° millennio. Seppure non vogliamo addentrarci nel discorso massonico è utile a capire perchè certe idee vengono sentite come molto più vicine alle ideologie di Marx piuttosto che della destra conservatrice tradizionale e anche l'elettorato meno addentro alla politica non potrà che sentire qualcosa che non va in certi discorsi.

E' ovvio ed è giusto adattarsi a quelle che sono le necessità dei tempi moderni, ma che tale necessità non sia erroneamente scambiata con la maschera della degenerazione sociale e culturale. La storia che è maestra di vita, ci ha già insegnato molte volte cosa questo significa e come abbia portato persino al crollo della più potente e avanzata civiltà dell'antichità all'origine della civiltà moderna: Roma.
In conclusione quindi, fra i cartelli di denuncia mostrati al suo discorso sul pesante allontanamento di Fini dalla sua stessa origine politica e quindi dal pensiero dell'elettorato di centro-destra, vien da chiedersi se il discorso di Fini sia rivolto realmente ai cittadini e al popolo, o piuttosto alle elite globaliste.