Premessa:
Nello
scorso articolo abbiamo evidenziato ed approfondito la questione
delle infiltrazioni russe filo Putin nei movimenti libertari sulla
falsariga degli stessi schermi del '68 nei movimenti pacifisti, dagli
Usa sino al Tea Party Italia.
Singolare
nella deriva presa dal TP Italia è quella di Carlo Sandrin dirigente
del Tea Putin Veneto, ormai così va chiamato, che sta conducendo da
un po' e con toni sempre peggiori, una pessima campagna elettorale
che alcuni potrebbero definirla a limite dell'eversione, noi la
definiamo sicuramente discutibile e di cattiva qualità.
Ora
noi ci occupiamo prettamente di geopolitica ma è proprio la
geopolitica che tocca anche in questo caso il nostro paese. Come
abbiamo criticato altri esponenti politici italiani in passato oggi
critichiamo questi. E da essi nella seconda parte passiamo ad
analizzare la geopolitica russa in declino nell'occhio anche della
propaganda Russa e degli interessi di Mosca in Italia. Un Cremlino in
forti difficoltà che reagisce buttandosi ormai in piena guerra
fredda seppure lentamente in aumento durante gli anni di Putin, in
particolare dagli anni dello scudo missilistico e dell'invasione in
Georgia nel 2008 in cui lo stesso ebbe duri scontri con l'allora
presidenza Bush, Repubblicana, e non certo del partito democratico
come Obama.
Prima
però torniamo un attimo al video elettorale di Sandrin, che
riportiamo anche fra i links in coda.
Lasciamo
perdere Santoro a cui lui fa riferimento, lo conosciamo, andiamo al
succo del discorso di Sandrin.
E'
davvero curioso sentirlo condannare le violente proteste di Roma,
mentre usa toni da Brigate Rosse ( un gruppo terrorista comunista
italiano degli anni '70 e '80 ) chiamando lo stato italiano
terrorista e giustificando troppo facilmente i terroristi armati
filorussi arrestati in Veneto dalle forze speciali dei Carabinieri
ROS prima del compimento di atti violenti in programmazione con
blindati armati artigianali e mitra, dopo due anni di indagini di cui
abbiamo parlato anche nello scorso articolo. Certamente un'idea
migliore potremo farcela alla fine di tutto l'iter processuale e la
pubblicazione delle indagini. Ma tant'è.
Di
sicuro una bella lista civetta per Zaia and co. ricollocabile
pienamente all'interno dei movimenti secessionisti pro-Putin in nome
del peggio della vecchia politica, come si è capito ormai, e davvero
molto lontano dagli ideali Americani, questo è certo e ignorando
bellamente i bilanci, la spesa ingente e le numerose tasse della
regione Veneto che sono al cuore del problema.
Ragione
pretende pure di avere ragione. Sandrin, concedeteci il beneficio del
dubbio, dice invero una valanga di stupidaggini e la cosa è alquanto
evidente con tanto di bandiere Russe a fianco di quelle Venete nelle
manifestazioni degli organizzatori del discutibile referendum online
sulla secessione del veneto intorno al quale evidentemente orbita
anche lui.
-
La Geopolitica Russa in Italia e l'avventatezza per l'abbandono del
dollaro.
E
ora andiamo a vederle alcune di queste importanti ragioni
geopolitiche che toccano l'Italia.
Veneto
e Lombardia hanno attirato le attenzioni di Gazprom per più
ragioni, in parte nel tentativo di prendere il controllo delle ricche
industrie del nord Italia, si parla di investimenti russi, ma anche
cinesi, in vari comparti dell'economia Italiana, e quindi assumere
così il controllo dell'Italia e “secondariamente” per gestire
l'hub delle importazioni russe di idrocarburi in Europa.
Risale
difatti a Dicembre 2013, l'inizio dei lavori di costruzione del
SouthStream che “casualmente” parte proprio dal Veneto e non è
un caso che proprio intorno questo periodo siano aumentati i fermenti
secessionisti filo russi in Veneto e verso la quale equiparare le
imminenti elezioni europee di Maggio alla causa secessionista veneta
è davvero ridicolo ma politicamente molto ben mirato.
A
fronte della crisi in Ucraina e in queste ore anche l'inizio
dell'invasione in Est Ucraina, le nazioni del blocco NATO e la UE
hanno risposto infatti con una serie di ritorsioni economiche e
commerciali fra cui la sospensione della realizzazione del
SouthStream a tempo indefinito e che stanno già dando problemi
notevoli alla Russia con l'ulteriore crollo del Rublo sceso già in
precedenza del 25% e il declassamento del debito pubblico con
prospettive di crescita del PIL nel caso migliore dal -0,5% allo zero
per l'anno prossimo.
E'
in questa situazione che giunge il delirante attacco del consigliere
economico di Putin verso la minaccia di svendere l'intera riserva
russa in dollari insieme ai bonds del tesoro USA, assets rifugio e di
sicurezza per eccellenza, per un valore di circa 200 miliardi di
dollari, un valore consistente per le riserve Russe, ma non certo per
quelle Americane e a cui far seguire la minaccia di convertire il
rublo con l'oro, limitando quindi ancora di più gli investimenti
finanziari in Russia e incentivando la fuga di capitali già
preoccupati dall'inflazione del rublo e l'economia russa in
declino...
L'ex
ministro dell'energia Vladimir Milov e critico del governo Putin lo
rimprovera infatti duramente su Twitter: “Quell'idiota di Glazyev
continuerà a parlare finchè il dollaro non arriverà a 60 rubli”.
Al
rimprovero di Milov farà seguito una frettolosa dichiarazione di un
esponente di alto livello del Cremlino che si affannerà a spiegare a
Ria Novosti, che le dichiarazioni di Glazyev vanno interpretate ad
esclusivo titolo personale accademico e non come consigliere di
Putin, che Glazyev non ha nessun diritto a parlare in vece del
Cremlino tantomeno nei riguardi di tali inaccettabili misure. I
movimenti filo-russi intanto però continuano a propagandare la cosa.
E'
in questo quadro che si svolge quindi la campagna e la partita anche
sull'Italia. E a fronte delle sanzioni occidentali è evidente quindi
che l'unico modo per realizzare il southstream per Mosca è seccedere
il Veneto dall'Italia e quindi dalla UE, un eufemismo per dire
conquistare. Inutile dire che questo tipo di politica è anch'esso un
chiaro atto di guerra, perlomeno fredda, ma tant'è.
E
la cosa sarebbe provata anche dall'intercettazione rilasciata dai
servizi Britannici di una discussione allegra, ma non troppo, fra due
ambasciatori Russi che in una serie di battute parlano di come dopo
la secessione della Crimea, diventeranno Russe anche Venezia, la
Catalogna, la Scozia e l'Alaska su spinte indipendentiste filo Russe.
Per
quanto difficile che l'Alaska di Sarah Palin segua il Cremlino, c'è
da prendere questa cosa però molto seriamente, cosa che contribuisce
a dare un quadro ulteriormente più chiaro dell'intera vicenda
dell'organizzazione eversiva in Veneto e della campagna elettorale
secessionista ivi stante.
Una
cosa incentivata e accelerata anche dall'evidente crollo politico dei
protagonisti del caso, Zaia e Lega in primis sulla falsariga di
quanto successo anche in Crimea seppure in modo peggiore, come
testimoniato da un parlamentare russo della Crimea in diretta tv ad
un TG Russo negando de facto la tesi della propaganda di Putin e
adducendo il peggioramento della crisi in Crimea alla perdita di
consenso della vecchia leadership politica:
Non
è un caso neppure il recente licenziamento di Scaroni dalla
presidenza di ENI a favore di una nuova amministrazione. Nominato da
Berlusconi prima all'ENEL e poi in ENI, Scaroni è stato più volte
al centro di varie questioni inerenti i rapporti fra ENI e Gazprom.
Per
quanto egli stesso in primis critico in alcune occasioni sugli
eccessivi rapporti con Gazprom, l'ENI di Scaroni è in ogni caso
divenuta quasi un'enclave di Gazprom nel cuore d'Europa,
dall'espansione di Gazprom in Libia grazie ad ENI, al regalo di Artic
Russia dell'ENI in Siberia sotto pressione di Putin che per
“ringraziarci” aumentò il prezzo del gas, al SouthStream ecc.,
l'ENI di Scaroni stava consegnando nelle mani del Cremlino gli
approvigionamenti energetici dell'Italia e di una parte dell'Europa
almeno. Risibili quindi le scuse sulla criticata cessazione all'epoca
di Artic Russia.
In
altre parole Putin disse all'ENI in Siberia o vi prendete i soldi o
ve ne andate senza niente come aveva fatto cacciando via altre
aziende occidentali che dalla caduta dell'URSS avevano investito in
Russia contribuendo alla crescita economica. Alcuni sono finiti anche
in galera in Siberia dai rappresentanti della BP al noto investitore
Russo Khodokorvki, principale oppositore economico e politico di
Putin, arrestando con blande scuse e condannato a 10 di carcere in
Siberia con tanto di denuncia di Amnesty International per
persecuzione politica.. La sua compagnia fu “messa all'asta” e
acquisita, o meglio dire, derubata dagli amici di vecchia data di
Putin costituendo il colosso Rosneft.
Di
recente Khodorkovski, rilasciato in occasione dei giochi di Sochi,
dichiarerà a Kiev in Ucraina:
Altrettanto
sospetta la decisione del mese scorso di accelerare la sottoscrizione
dei contratti per la fornitura del gas con Gazprom. Scaroni dichiara
di voler ottenere da Alexei Miller una quotazione che permetta ad Eni
di concorrere sui mercati internazionali, tuttavia alla luce di tutto
quello che sta succedendo, non vediamo perchè non riflettere
maggiormente e approcciarsi con maggiore cautela. Questione simile
anche per le trattative in Algeria dove manco a dirlo in concomitanza
con la destabilizzazione del paese si affianca l'espansione di
Gazprom nonché degli interessi cinesi...
Scaroni
conferma che anche di fronte uno stop dei flussi dalla Russia non ci
sarebbero problemi per l'Italia e l'Europa in breve, tranne l'est
Europa più soggetto alla Russia, ma che la cosa diverrebbe
problematica qualora si riducessero le importazioni da Algeria, dove
però c'è lo stesso Gazprom appunto e Libia dove c'era ma ora
persiste l'instabilità politica. Sulla presenza di Gazprom in nord
Africa e gli eccessivi accordi con Eni, così come sui prezzi
stellari del gas Russo degli anni precedenti Scaroni però tace...
forse certi contrasti sono solo apparenti ?
Curiosa
poi la sua dichiarazione sullo Shale Gas. Secondo Scaroni, non c'è e
non si sa se c'è in Europa a coronazione di un'affrettata e secca
dichiarazione recente di ENI nel negare l'eventualità di cercare
Shale Gas anche in Italia. Peccato non sia vero che non c'è,
tutt'altro, ne abbiamo parlato in precedenza per quanto riguarda
l'Ucraina e in parte la Polonia e qui potete leggere tutte le
motivazioni della guerra russa sul Declino di Gazprom e la Ricchezza
dell'Ucraina:
Tornando
un attimo indietro negli anni in un primo momento si è cercato di
fare dell'Italia un hub energetico, posizione comprensibile, ma ci si
è mossi in modo impacciato, a volte anche accattone, e certamente
compromettendosi eccessivamente con Gazprom invece di continuare a
cercare e sostenere le partnership occidentali. Non si trattava di
chiudere col gas russo in totale, ma di procedere con buon senso e
cognizione geopolitica che invece è mancata, certamente figlia anche
di un'eccessiva ingenuità politica, e ben lontani i tempi di Pratica
di Mare in cui si diede l'opportunità alla Russia di collaborare
maggiormente con la NATO e la comunità internazionale entrando nel
G8.
Il
cambio ai vertici dell'ENI operato dal neo governo Renzi che incassa
la visita e l'appoggio del presidente USA Obama, della Regina
Elisabetta d'Inghilterra e della cancelliera tedesca Merkel, è
quindi il normale epilogo della parabola discendente di Berlusconi
dal 2008 ad oggi, anno in cui in un contesto di instabilità di
governo fu presa l'avventata decisione di difendere eccessivamente il
governo russo nell'aggressione della Georgia. Schema e modalità
quelli georgiani simili a quelli in Ucraina.
In
modo ancora più avventato, Berlusconi decide infine ad oggi di
infognarsi letteralmente in una pessima campagna elettorale dai toni
più estremisti e persino antioccidentali nel sostenere e corteggiare
il voto delle posizioni filo russe e braccato anche va detto da un
eccessivo accanimento giudiziario.
Un
peccato che chi ha goduto anche di una certa amicizia dell'ex
Presidente Americano Bush e dell'ovazione del Congresso USA, non sia
riuscito a fare diversamente gravando de facto un certo isolamento in
Occidente che riporta alla mente la politica estera di Mussolini che
nonostante l'iniziale amicizia e stima dell'America, restò infine
isolato e non gli rimase che l'alleanza con Hitler con buona pace di
personalità come Balbo. Molto meglio sarebbe stato per Berlusconi
ritirarsi alle Hawaii o in Texas rafforzando ad ogni modo l'amicizia
e le partnership con gli Americani, aiutando così anche l'Italia
dall'America e non trascurando ciò che l'analisi geopolitica da
tempo suggerisce nei riguardi della Russia.
E'
evidente che Berlusconi si è fatto coinvolgere dalla volontà
politica che ha scelto di tenere in piedi l'inefficienza del sistema
Italia, 80 senatori PDL non del PCI, bocciarono le liberalizzazioni
proposte sotto il governo Monti, secondo vecchie modalità di fare
politica che hanno affossato la nazione. E come scritto nello scorso
articolo, alla fine si è scelto di portare avanti certi discutibili
rapporti commerciali, pur di non fare le riforme, pur di non
liberalizzare l'economia e mandando avanti l'indecenza industriale di
questo paese incapace di competere a livello internazionale, tradendo
peraltro il voto degli elettori.
Approposito
di gas e petrolio, uno degli ultimi esempi è il monopolista SAIPEM
azienda per la realizzazione di oleodotti in esclusiva per ENI,
cacciata persino da quest'ultima dietro l'ennesimo scandalo tangenti
italiano che l'ha investita per l'ottenimento di appalti, e che deve
infine la sua sopravvivenza ai contratti con Gazprom visto che
evidentemente non è in grado di competere con i colossi della
trivellazione energetica e posatura gasdotti ed oleodotti
internazionale. Speriamo di essere smentiti, ma una privatizzazione
vera verso aziende occidentali è quanto mai auspicabile.
La
stessa ENI dopotutto è divenuta un leviatano politico-burocratico da
privatizzare da anni e ben lontano dalle originali intenzioni del
fondatore Enrico Mattei per contribuire ad abbassare il costo
energetico in Italia che invece è alle stelle, considerando anche ed
è vero il costo delle tasse che ci gravitano sopra. ENI invero serve
oggi la folle spesa politica italica con tutto quanto ne consegue.
In
tal senso gli accordi con Gazprom non hanno apportato grandi
vantaggi, ma anzi hanno contribuito ad egemonizzare le necessità
energetiche continentali nelle mani di Mosca.
Sull'andamento
dei prezzi internazionali del gas invece ne abbiamo parlato
nell'articolo sull'Ucraina e in quello precedente sulla guerra del
gas e dobbiamo solo ringraziare l'innovazione Americana per
l'abbassamento dei prezzi negli ultimi anni.
Per
il caso Italiano bisogna ricordare gli enormi costi che l'ENI ha
sostenuto per l'acquisto di gas. A cominciare dalla tipologia di
contratti stipulati così a buon mercato con Gazprom del tipo Take or
Pay, ossia che prevede il pagamento di una quota minima anche se non
consumata.... un ovvio ennesimo regalo a Putin nel contesto della
diminuzione dei prezzi energetici così come dei consumi essendo
stati gli inverni degli ultimi anni meno rigidi ossia più brevi e
portando quindi una diminuzione della domanda di gas che per l'ENI
vincolata a questi contratti non ci ha portato alcuna diminuzione di
costi energetici, né tantomeno quindi di spesa pubblica. A poco
servivano gli sconti concessi in via ufficiale all'ENI quando di
fatto poi si era vincolati al Take or Pay e di fatto si restituivano
a Gazprom...
E
anzi ha comportato anche ritardi notevoli nella liberalizzazione del
mercato così come nella diversificazione delle fonti energetiche,
come ad esempio la sospensione del meccanismo di allocazione del
trasporto gas per il 2011 come denunciato da Gas Intensive,
associazione industriale che raccoglie in sé industrie pesanti ad
alta richiesta energetica, come nel settore dell'acciaio, chimica,
carta, ceramica ecc.
Eni
si difese sostenendo che avrebbe migliorato le cose appaltando più
quote. Una questione rilevante scrive all'epoca il Sole 24ore “..se
guardiamo ai valori in gioco. Con l'allocazione delle capacità di
trasporto del gas comprato in proprio sui mercati internazionali le
imprese potrebbero colmare in parte o addirittura completamente
(questo il presupposto che ha portato alla creazione del meccanismo)
il gap di costi del metano rispetto ai concorrenti europei,
risparmiando il 20% e oltre sulle attuali bollette. Eliminando così
uno dei principali fattori che minano la loro competitività”.
Purtroppo
ad oggi ENI e SNAM di fatto restano monopolisti dell'importazione e
stoccaggio del gas in Italia compromettendo la leva nella
flessibilità dei prezzi e ostacolando la diversificazione degli
approviggionamenti favorendo de facto Gazprom. Complice in parte
anche la sindrome di NIMBY che dice no a tutto in base alle più
assurde motivazioni relegando la nazione quasi al medioevo se si
volesse sempre dargli retta. Curioso però che fra tante moine contro
la TAV finanziata dall'Europa, Francia in primis, il no ai
rigassificatori per l'importazione ad esempio di gas Azero come di
altri paesi e in un prossimo futuro anche Americano via mare, il no
alla stazione radar del MUOS della NATO in Sicilia , il no al
nucleare ecc, nessuno di questi protesti contro il SouthStream,
davvero curioso... che dire almeno i gasdotti riusciamo a farli
specialmente per comprare il gas russo di Putin. Ma forse sarebbe
anche il caso di smetterla di farsi condizionare da politiche
chiaramente avverse allo sviluppo, alla libertà e alla sicurezza
nazionale dell'Italia.
Oltre
all'Italia la Russia si muove anche in Grecia che dipende per il 60%
dal gas russo e propone uno sconto del 15% e oltre in cambio della
cessazione della DEPA, azienda energetica Greca. Ovvero propone la
cessazione della Grecia alla Russia... di fatto sarebbe questo. E in
un quadro che assume sempre di più i toni della guerra fredda. Quale
altra nazione infatti produce gas in quell'area ? Manco a dirlo è
l'isola di Cipro gravata dalla crisi delle banche, che va detto,
hanno per anni pagato ingenti ed enormi interessi alla finanza degli
oligarchi russi senza fare domande. Cipro che ha importanti
giacimenti di gas e duramente contesa dall'URSS nei decenni passati
arrivando allo scontro armato non ufficiale con la Turchia nella
guerra di Cipro.
Oltre
Cipro quindi l'acquisizione di DEPA ha lo scopo di contrastare la
diversificazione energetica varata dalle politiche Europee, ponendo
ostacoli non solo alla Grecia, ma anche a qualsivoglia passaggio di
gasdotti e oleodotti dal Capsio verso l'Europa attraverso il mar Egeo
imponendo le politiche di cartello del Cremlino che nonostante gli
sconti vende il gas alla cifra stellare di 393 dollari per mille
metri cubi a fronte del crollo dei prezzi sul libero mercato
internazionale e verso cui Mosca spinge al rialzo come analizzato più
in dettaglio nell'articolo sulla guerra del gas. Diversificazione
delle fonti energetiche europee cui la Russia pone continuamente
ostacoli come appunto la guerra in Georgia e ora in Ucraina. Se non è
guerra questa, almeno fredda, quando lo è ? Quando avremo un carro
T-90 fuori la porta di casa ?
Sono
sempre più chiari invero anche in questo caso i veri obbiettivi di
Mosca.
Troviamo
quindi assai irresponsabile e discutibile qualsivoglia politica
favorevole a cose di questo tipo per gettare la libertà della
nazione nelle braccia del Cremlino and co... ancora una volta
possiamo ringraziare le numerose basi NATO presenti in Italia così
come la lungimiranza dei padri costituenti della Repubblica Italiana
nel '48, De Gasperi in primis che sostennero con forza e decisione
l'alleanza Americana.
La
matrice della propaganda e disinformazione di origine Russa appare
sempre più evidente ormai, per quanto si scontra o meglio si
sostiene con la faciloneria di chi con molta superficialità finisce
per sostenerla nei commenti online per una ragione o per l'altra.
Non
è possibile però ignorare le conseguenze geopolitiche dell'intera
vicenda per il nostro paese e non è possibile approcciarsi con
faciloneria politica alla questione di certi investimenti russi in
Italia e in generale in Occidente.
links:
Intervista
TG Russo ad un parlamentare russo della Crimea:
Intercettazione
degli ambasciatori russi.
La
televendita delle pentole di Carlo Sandrin...