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venerdì 17 febbraio 2012

Tea Party USA vs Tea Party all'Italiana




L'articolo di Stelio Bonsegna su http://goodmorningumbria.wordpress.com/2010/11/26/un-tea-party-allitaliana-perche-no/ che abbiamo avuto modo di leggere di recente e che ci introduce alla nascita del Tea Party Italia intorno al 2010, ci induce altresì una serie di riflessioni che meritano più di un fugace commento.
Chi ci segue e i nostri lettori sanno che in Italia dal 2009 minimo, ritengo ben prima della nascita del TPI, esiste un movimento e blog di analisi economica, storica e geopolitica ispirato ai movimenti costituzionalisti del Tea Party USA, realizzato dal sottoscritto:


Nato e condotto essenzialmente da chi scrive, è frutto di passioni e riflessioni verso determinate tematiche trattate da ormai diversi anni in rete.
Lungi dal pretendere rigorosità accademica, è un luogo per stimolare e spingere alla riflessione e approfondimento, o semplicemente per fare il punto sulle tematiche proposte tramite l'analisi economica, storica e geopolitica. Tematiche che specie all'epoca, a volte anche oggi, sono oggetto ad una palese censura mediatica in Italia o nel caso migliore alla scarsa conoscenza popolare, per quanto tematiche che impattano anche in modo “violento” sulla nostra vita quotidiana.

Famoso all'epoca ad esempio la traduzione e diffusione di alcuni video dell'eurodeputato inglese Nigel Farage che abbiamo incluso in passati articoli sulla crisi greca del 2010 ed i cui dibattiti erano del tutto sconosciuti in Italia, non a caso sono stati visualizzati migliaia di volte in poco tempo. Questione che si è risolta con l'accentuazione della crisi in Europa, con una difficile manovra di Tremonti per dare fondi alla Grecia e in seguito una ancora peggio di Monti come correzione di emergenza sui conti Italiani, anche se sostanzialmente frutto delle decisioni e impegni del governo precedente.

Il nome Tea Party nasce dal Boston Tea Party dei rivoluzionari Americani di Boston protagonisti della famosa rivolta del The in cui dei rivoltosi vestiti da indiani, salirono su delle navi mercantili per buttare a mare il Thé inglese. Tale rivolta accomunava due questioni, primo la lotta contro la pressione fiscale della Corona Britannica che in vari modi, incluso la tassazione sull'importazione dei prodotti inglesi di cui necessitavano, scaricava sulle colonie il costo della guerra contro la Francia sebbene in sostanza fosse stata combattuta proprio dai coloni americani in nordamerica... secondo fu una rivolta contro l'invasione del mercato americano da parte di prodotti esteri, in questo caso la corona inglese, che grazie a politiche mercantilistiche ( oggi diremo mercatiste )facevano a dir poco concorrenza sleale ai produttori Americani che persino con il contrabbando esentasse avevano serie difficoltà di competizione.

Fatte quindi le dovute premesse passiamo al TPI.
Il Tea Party Italia nasce di fondo intorno l'associazione confcontribuenti e per scelta stessa dei suoi dirigenti si occupa esclusivamente di chiedere l'abbassamento delle tasse senza entrare troppo nelle questioni politiche ad ampio respiro. La conseguenza è che il movimento si concentra piuttosto sul fare numero mettendo dentro anche anime diverse, un po' come il PDL.
Per quanto la causa dei diritti dei contribuenti e dell'abbassamento della pressione fiscale è senz'altro condivisibile anche dal sottoscritto, tuttavia talvolta potrebbero sorgere dubbi sull'effettiva efficacia di un'impostazione del genere, del resto sono decenni che si chiede di abbassare le tasse in Italia; secondo ritengo debba essere fatto entrando nel merito delle questioni, tenendo presente la situazione molto delicata del paese incastrato fra alto debito, bassa crescita, oggi recessione, e pressione fiscale già alta con un' economia ahimè piuttosto dipendente dalla spesa pubblica. Abbassare le tasse e tagliare la spesa in modo considerevole quindi senza un piano di riforme, di lotte agli sprechi, soprattutto di liberalizzazioni e privatizzazioni, lotta alla corruzione e in generale senza un piano di sviluppo potrebbe impattare in modo piuttosto considerevole sulla popolazione già provata dalla crisi economica. Bisogna poi considerare che non abbiamo il petrolio e gas della Russia o dell'Argentina e il nostro scenario sarebbe probabilmente più simile alla Grecia, per quanto l'Italia al centro del Mediterraneo è una terra ad alto potenziale di ricchezza come testimoniato dalla storia.

Che il Tea Party non sia un movimento politico non è sicuramente esatto per la controparte americana, che nasce nella politica costituzionalista all'interno del Partito Repubblicano del quale fanno parte oggi importanti riferimenti politici del Tea Party USA.
Ma anche in questo Tea Party all'Italiana tutto sommato non manca la vita politica almeno quella all'italiana, fra ex candidati, e persone di varia estrazione che a vari livelli si muovono nel TPI e nelle amministrazioni del territorio. Di recente l'appoggio anche pubblico a qualche candidato di area centro-dx PDL, con lo scopo ufficiale di stimolare un rinnovamento nella classe politica sostenendo candidati migliori.
Se non è quindi un partito in sé, né è forse la porta.
La cosa in se per sé non è necessariamente negativa, ma si potrebbe tranquillamente assumere un atteggiamento più trasparente e sciolto come gli Americani e in tal senso è quindi condivisibile il monito che Stelio Bonsegna fa in quest'articolo ossia che « I Tea Party all’italiana, non dovranno essere la “cospirazione” ordita da certi potentati economici detronizzati e in cerca di rivincita, non dovranno essere il mezzo attraverso il quale, un partito politico in crisi profonda, cerca di rifarsi una verginità ».

Del resto il Tea Party Usa e con esso anche noi come i nostri lettori sanno, al contrario di questa forma di Tea Party all'Italiana, fa politica a 360°, è fortemente critico verso la globalizzazione a cominciare dal suo fondatore ufficiale, infatti sono costituzionalisti. Costituzione quella degli USA, che nasce dal desiderio di Indipendenza e Libertà che è l'antitesi dell'interdipendenza esasperata promossa dalla Troika globalista che fra l'altro ha portato la crisi mondiale a causa di forti sbilanciamenti economici che stanno fortemente danneggiando l'America, figuriamoci noi, e sono per il capitalismo di libero mercato, con una piccola percentuale di anarco-capitalisti in ogni caso spesso anche loro critici della globalizzazione come l'oramai famoso Stan Jones del movimento Libertario USA che denunciò il pericolo di un Nuovo Ordine Sovietico Mondiale in diretta TV durante la corsa al senato di alcuni anni fa. Tecnicamente il libertario Stan Jones le elezioni le perse, vinse un partito più grande, ma per altri versi le ha vinte poiché il suo monito continua ancora oggi a far riflettere l'America e il mondo libero su queste questioni al centro della politica del Tea Party USA e quindi oggi anche nel dibattito interno al partito Repubblicano.

Moltissimi aderenti del Tea Party USA sono poi di fede o perlomeno cultura cristiana e fortemente critici verso la colonizzazione in occidente da parte di un islamismo sempre più radicale e intollerante che promuove e spesso applica la Sharia nei suoi quartieri, entrando decisamente quindi nel merito del fare politica e farla sul serio non all'Italiana, a tutela dei valori fondanti dell'America

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