Debito Pubblico Italiano

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domenica 24 maggio 2009

Sindrome Cinese

Qualche giorno fa ho comprato una base da tavolo per un microfono professionale da impiegare per le mie produzioni video. Il microfono è di una nota industria ed era fatto in Germania. Non so se di questi tempi mi abbia stupito di più il made in Germany del microfono oppure il made in China della base di ghisa del microfono. Fino a 10-20 anni fa la nostra nazione era l'avanguardia nel campo dell'industria metalmeccanica e siderurgica, oggi una banalissima base in ghisa da tavolo per un microfono viene fatta in Cina. Sempre in questi giorni mi sono trovato a rispolverare un vecchio proiettore di super-8 risalente agli anni 70. Il proiettore è stato fabbricato in Giappone e un attrezzo metallico che serviva a riunire i nastri spezzati era fatto dalla Ferrania in Italia. Oggi non so neppure se esiste più questa casa.


A questo punto mi vien da chiedere ma quanti altri prodotti del genere siderurgico vengono fatti in Cina ? E la risposta è: decisamente troppi. GM, Chrysler, Ford ma anche Audi, BMW, Fiat ecc., quanti di loro e/o aziende che lavorano per loro che prima compravano minuteria e componenti vari fatti nelle loro nazioni ora li comprano in Cina ?? Come la mia basetta del microfono sicuramente sono troppe le cose che si fanno lì. E man mano che le produzioni si sono spostate in Cina, le aziende che producevano quei pezzi hanno chiuso, sono fallite oppure si sono trasferite in quei di Pechino e dintorni.

Tant'è vero che quando ho acquisito un produttore/stampatore di nuovissima generazione per il publishing di cd/dvd di una nota industria famosa nel campo della produzione di stampanti e plotter per computers, beh nonostante l'alta tecnologia robotica che includeva era stato realizzato in Cina.

Allora mi rendo conto che oramai non si fanno più solo bulloni o alimentatori, ma anche la produzione di alta tecnologia un tempo appannaggio delle produzioni si Silicon Valley, le città del Sol Levante, l'Irlanda dell'elettronica o Singapore stessa stanno perdendo terreno. E non è passato molto tempo qualche giorno fa quando un amico mi ha mostrato un telefonino touchscreen ultrapiatto copia migliorata di un noto telefono di un'altra nota casa produttrice di computers, s.o. E altre cosette fra cui un cellulare touchscreen.

Il bello è che il telefono cinese da 4 soldi aveva anche più funzioni in quanto gestiva due sim. Unica pecca che è irreparabile, ossia quando si sfascia lo devi praticamente buttare. Già ma in fondo ci hanno abituato da un pezzo a questo genere di cose rendendo il più delle volte antieconomiche le riparazioni di questo tipo e oltretutto lo si può acquistare legalmente anche da noi in garanzia, due anni per legge.

Qualche anno fa quando i sentori della corsa all'oro cinese dava i suoi primi segnali, ci gloriavamo della nostra superiore qualità produttiva, che avrebbe trattenuto le aziende qui.... già ma le grandi multinazionali non hanno problemi a fare così come hanno fatto con noi, ossia formarsi il personale dove gli serve. E così in dieci anni gl'ingegneri cinesi che abbiamo formato stanno iniziando a tirare fuori per conto loro anche prodotti di un certo tipo e proprio nel settore dove più potevamo vantare Know-how ossia l'Hi-Tech. Devono ancora migliorare e i capitali che possono investire in R&D ( Research and Development ) non sono ancora certo ai nostri livelli dei paesi così detti “occidentali” in quanto sono inclusi anche paesi come il Giappone molto filo-occidentali, ma è solo questione di tempo e spesso magari un loro ingegnere che si licenzierà da qualche nostra grande azienda si metterà in proprio portandosi con sé il bagaglio di nuove conoscenze...

I risultati di questo stato di cose lo vediamo sotto gli occhi, in dieci anni decine, centinaia di miliardi di euro di risorse economiche sono andate in Cina per non tornare più. Già perchè i Cinesi lavoratori di per sé molto dediti ed efficenti in più di gran lunga sottopagati e sfruttati, quindi produttori a basso costo un po' di tutto quello che consumiamo, beh non verranno certo a comprare cose che produciamo qui a prezzi maggiori.

Allora ? Allora forse sarà anche per questo che in uno stato vige una comune legge in materia di diritto del lavoro e del commercio che tuteli proprio gli scambi commerciali e nonostante questo talvolta lo sviluppo non è del tutto omogeneo tant'è vero che sino a 40 anni fa c'erano ancora le tasse regionali a mò di dogana regionale... forse oggi potremo parlare di incentivi regionali ma tale necessità di tutela dei mercati regionali e nazionali c'è ancora.

Ma allora è colpa anche nostra, noi imprese, che andiamo a comprare lì in Cina ?? Forse, in realtà se non lo faccio io, lo fanno altri così se voglio restare competitivo anche se non voglio sono costretto a comprare in Cina. La questione quindi è politica, non imprenditoriale. Io sarei felicissimo di comprare in Italia se non rischiassi il fallimento per questo. Il concetto quindi è molto semplice, basta ad esempio che tutti comprino in Italia o quasi e il mercato sarà questo per altro la ricchezza prodotta ad esempio con gli stipendi sarà reinvestita nella nazione, con i prodotti italiani acquistati presso aziende che cresceranno ancora di più e assumeranno o pagheranno di più e quindi con notevole crescita economica. Ho detto comprare in Italia per fare un esempio, ma si può cmq fare un piano di import/export come per secoli gli uomini hanno fatto nella storia, ossia bilanciando il più possibile le risorse in uscita con quelle in entrata così come si fa per qualsiasi azienda. Se le uscite saranno sempre più maggiori delle entrate prima o poi rischieremo il fallimento. E il rapporto import/export di una nazione è esattamente la stessa cosa. Negli ultimi dieci anni invece ha dominato la teoria del lassair fair, ossia lasciar stare, ossia i politici hanno smesso di fare il loro mestiere, stando lì a guardare. Questo spiega anche il perché non hanno null'altro da fare se non riempire di sciocchezze i media come i gossip del cavaliere o il numero di persone che ferma per strada Franceschini.....

In altre parole, quello che occorre è una trattazione settore per settore, prodotto per prodotto, nazione per nazione di quello che è il rispettivo rapporto di import/export, arrivando a bilanciare il più possibile il totale e cercando di non sacrificare troppo le nostre imprese. Superate le quote di importazione scattano i dazi o il blocco doganale, magari sino al mese successivo dove comincia un'altra quota. Un'attenta pianificazione fra le due nazioni concordanti cmq tende a rendere difficile situazioni del genere.


Capire come funziona è molto semplice. Se io guadagno 1000 euro al mese, e tu ogni mese vuoi vendermi 2000 euro di prodotti io ho due scelte, accettare di pagarti solo 1000 al mese e mettere in attesa gli altri 1000, oppure comprare 2000 euro di prodotti da te vendendoti qualcosa che valga 1000 in modo da bilanciare la transazione, oppure comprare 2000, pagandoti 1000 subito e altri 1000 a debito.


Quindi avremo che al primo mese ho 1000 euro di debito nei tuoi confronti, al secondo saranno 2000, al terzo 3000 e così via poiché oltretutto te non sei interessato a comprare nulla da me e quindi il mio debito non può fare altro che salire e io divenire sempre più povero....ad un certo punto il mio impegno a ripagarti diverrà carta straccia...


Oltretutto fra nazioni così diverse, con politiche così diverse e leggi altrettanto diverse è impensabile pretendere l'autoregolamentazione del mercato che come ogni legge fisica sarà in questo caso assai spietata come un'asse in equilibrio con due grossi pesi alle estremità; togliendone uno all'improvviso la correzione, autoregolamentazione del sistema affinché ritrovi l'equilibro sarà violenta e brutale e l'asse sbatterà violentemente a terra.


La Cina grazie alle politiche del WTO ha fatto saltare l'economia mondiale è vero, ma non lo ha fatto in modo indenne. Loro sono fondamentalmente esportatori, ma per chi ? Per noi che siamo importatori, ma con quali soldi lo facciamo se mano a mano le nostre risorse vengono sempre meno e trasferite lì ? Il risultato ad un certo punto violento, è la paralisi economica mondiale con innumerevoli aziende e industrie che non sanno più a chi vendere i loro prodotti poiché i suoi acquirenti sono tutti senza lavoro e senza soldi.


Nuove regole per il mercato ? Non servono regole che già ci sono acclamate solo per le varie campagne elettorali. Serve solo fare politica economica, come gli uomini fanno da secoli e millenni. Quando andate in giro lo fate col portafoglio aperto o preferite decidere come investire i vostri soldi senza stare a darne al primo venuto ?

Il mercato è questo, trattazione derivante dall'incontro di domanda con offerta decisa dai vari acquirenti e venditori. La stessa cosa vale per una nazione che nella gestione dei flussi di import/export diviene come l'acquirente o il venditore. Il laissaire faire ( o laissez faire ) è anarchia economica non libero mercato, anche se l'idea di rendere tutte le nazioni uguali abbattendo i confini delle dogane mi ricorda molto di più il comunismo.

E infatti anche il lontano equipaggio della Maynflower andò incontro alla tragedia di una scelta simile; inizialmente i padri pellegrini condividevano tutto fra loro e facendo così andarono velocemente verso a morir quasi tutti di fame. Qualcuno se la prenderà poi con la corporazione Maynflower, invero fu solo quando il capo della spedizione prese la decisione di privatizzare tutto di modo che ogni contadino o fattore avesse la sua propria impresa privata, gestendo autonomamente le proprie risorse economche che uscirono da tale crisi. Questo aggiungo forse anche perché nessuno andava più in giro col portafogli aperto.






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