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giovedì 6 giugno 2013

Napoli, Taranto e l'Ilva: Il triangolo della morte passa da Pechino


Inquinamento e tumori ad Orta di Atella


Non è tutta Napoli certamente neppure tutta la Campania, ma una ristretta area a ridosso delle province di Napoli e Caserta, compresa fra 3 paesi, Acerra, Nola, Marigliano. Nominata come il triangolo della morte a causa della più alta incidenza di tumori della penisola a ritmi e livelli a dir poco allarmanti, è una zona dove nei decenni scorsi, sono stati sversati illegalmente tonnellate e tonnellate di rifiuti tossici industriali del nord Italia e forse non solo dell'Italia. Perché ? Perchè la politica italiana, ma pure quella Europea in varie circostanze, non era riuscita a trovare un sistema efficiente ed economicamente sostenibile per lo smaltimento dei rifiuti tossici che contribuiva a mettere sempre più in discussione la competitività industriale e quindi “si rivolse” alle “mafie” del sud, ossia imprese per trasportare questi rifiuti altrove.
Sino agli inizi degli anni '90 il più delle volte venivano spesso trasportate e poi scaricate sulle coste della Somalia. In seguito quando scoppiò la guerra in Somalia, Clinton venne a sapere che gli Europei andavano a scaricare rifiuti tossici in Somalia e fece una sfuriata del tipo “Ma come noi siamo lì a liberarli ! E poi siamo i primi ad avvelenarli con i rifiuti tossici ? Come possiamo vincere in questo modo ?” E infatti sappiamo come è andata.

In seguito almeno per quanto riguarda il governo Italiano tali trasporti furono sempre più scaricati in grossa quantità in tale zona nella periferia di Napoli sino a divenire un vero e proprio Triangolo della morte.
Cadmio, Selenio, persino scorie radioattive interrate con tutto il camion, in quella che è una vera e propria bomba nucleare ecologica di cui ci parla anche il commissario regionale Di Biase in merito al caso Resit la cui intervista linkiamo in fondo all'articolo. E tuttavia le scorie radioattive sono davvero l'ultimo dei problemi visto che basta poco per schermarle... la cosa che maggiormente preoccupa sono i veleni tossici e l'intossicazione chimica dell'aria e del sottosuolo a 30 metri di profondità dove i veleni industriali stanno intaccando anche le falde acquifere. Allora ecco che parlare di bonifiche è sempre parso anche a noi un eufemismo, becera e quanto tragica propaganda volta a zittire l'opinione pubblica sulle reali dimensioni dell'ecodisastro dove un direttore tecnico una volta in diretta TV su Raiuno nella trasmissione “Porta a Porta” dopo i primi rilievi aerei attraverso i tubi di sfogo della discarica, scappò di corsa dal sito terrorizzato anche solo per aver respirato quell'aria per qualche minuto e spiegando che chissà quali composti chimici tossici possono aver formato tutte quelle sostanze li sotto.....

Non possiamo quindi che essere daccordo col paragone fatto con Chernobyl, a cui il sottoscritto ha sempre accostato la vicenda. Invero la prima cosa da fare come capo del governo, è di mettere in quarantena militare l'intera zona evacuando tutti gli abitanti, a cominciare dal paese di Pianura accanto ad una delle discariche in questione e via via tutto il resto.

I soldi in seguito andrebbero investiti oltre che per un sarcofago di cemento, in primis per nuove case a queste persone stimolando in questo modo anche il settore dell'edilizia.
Il governo deve poi affrontare seriamente la questione dello smaltimento dei rifiuti in generale e dei rifiuti tossici in particolare, prima di tutto investendo di più in questo settore dove la spesa è piuttosto bassa e ottimizzando la spesa pubblica in generale tagliando altrove e combattendo la corruzione e gli sprechi.
Secondo ponendo dazi e multe severe su tutti questi prodotti fatti da industrie che non investono nello smaltimento dei rifiuti, non si curano della tutela ambientale e dell'inquinamento così come della sicurezza sui posti di lavoro e dello sfruttamento della manodopera, a cominciare dalle industrie cinesi.

Diversamente inutile prenderci in giro, non ci lamentiamo del modello dell'acciaieria Ilva di Taranto, perché quello è il modello cinese contro cui le nostre aziende devono competere e la risoluzione anche del problema smaltimento e inquinamento passa tutta da qui.
L'America almeno già da diversi anni ha messo ad esempio dei dazi sugli acciai cinesi e limitato fortemente le importazioni di acciaio cinese. Noi invece veniamo per l'ennesima volta immolati sull'altare degli accordi Europei a favore di Germania e Francia anche se ormai il settore è in contrazione anche lì. Beh forse è il tempo che le cose cambino.

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